Silvio Berlusconi è stato assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel corso del processo Ruby ter che questa mattina è arrivato in Tribunale. La sentenza emessa dalla settima sezione penale scagiona il Cavaliere e tutti gli altri imputati coinvolti nella vicenda perché il fatto non sussiste. È questa la decisione del Collegio presieduto da Marco Tremolada che ha emesso il proprio verdetto dopo due ore di dibattito in camera di consiglio.
Berlusconi processo Ruby ter, tutti assolti
L’ex premier Silvio Berlusconi, imputato di corruzione in atti giudiziari, e altri 25 accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza, tra cui Karima el Marough alias Ruby sono stati prosciolti. Per tre posizioni minori, i giudici della Settima sezione penale del Tribunale di Milano hanno dichiarato l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.
La Procura di Milano, rappresentata dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal sostituto procuratore Luca Gaglio, chiedeva per il leader di Forza Italia la condanna a sei anni di reclusione e la confisca di 10.846.123 euro.
Dopo il verdetto, la procuratrice ha dichiarato:
Non c’è amarezza, è il nostro sistema giudiziario, abbiamo lavorato con profonda convinzione e le prove ci hanno dato la convinzione, che rimane, che ci siano state le false testimonianze e la corruzione.
Alla domanda dei cronisti se la Procura ricorrerà all’appello ha risposto:
Fateci prima leggere le motivazioni.
Si chiude un processo durato 6 anni
La Procura di Milano ha accusato il Cavaliere di aver pagato – a partire dal novembre 2011 e fino al 2015 – circa 10 milioni di euro alle giovani ospiti di Arcore per essere reticenti o mentire durante i processi Ruby e Ruby bis sulle serate di villa San Martino. Un’accusa da cui l’ex premier – per il quale la procura ha chiesto una condanna a 6 anni – si è sempre difeso parlando di “generosità” per ricompensare chi si è visto rovinare la vita da un’inchiesta giudiziaria presto esplosa sulla stampa.
La difesa di Berlusconi, coi legali Federico Cecconi e Franco Coppi, ha chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. La tesi difensiva è che il leader di Fi ha sempre versato quel denaro alle giovani per risarcirle per la vita rovinata dallo scandalo mediatico.