Cessione crediti, il superbonus 110% non è debito pubblico secondo i chiarimenti di Eurostat arrivati nella giornata di ieri, 14 febbraio. Intanto arriva l’allarme dell’Associazione bancaria Italiana (Abi) sul blocco creditizio dovuto al quadro normativo che limita la possibilità di cedere i crediti acquistati verso altri soggetti e il duro commento di Stefano Patuanelli: ‘È l’aver cambiato continuamente la norma ad aver incagliato i bonus’. Sono arrivati nella giornata di ieri i primi chiarimenti dell’Eurostat sui crediti d’imposta del superbonus 110% dopo l’aggiornamento del Manuale sul disavanzo e sul debito pubblico dei primi giorni di febbraio. Dall’interpretazione di Eurostat, il superbonus non deve essere considerato come debito pubblico. L’impatto, invece, è sul deficit a prescindere che la cessione dei crediti d’imposta possa classificarsi come “pagabile” o “non pagabile”. Si tratta, in altri termini, solo di collocamento temporale della spesa. A fornire chiarimenti è stato Luca Ascoli, direttore del Dipartimento statistiche sulla finanza pubblica di Eurostat che, nella giornata di ieri, è stato ascoltato in audizione nella Commissione VI delle Finanze del Senato. Dall’intervento del direttore si evince una differente narrazione sul superbonus, come spiegato da Stefano Patuanelli che ha sottolineato le ricadute positive sull’economia della cessione dei crediti.

Cessione crediti, il superbonus non è debito pubblico: differenza tra bonus ‘pagabili’ e ‘non pagabili’

Nell’intervento di ieri, Luca Ascoli ha sottolineato che l’impatto del superbonus 110% e della cessione dei crediti riguarda solo il profilo temporale. “La ‘pagabilita” o la ‘non pagabilita” di un credito non ha alcuna influenza né sul debito dello Stato, né sulla cifra finale totale da imputare come effetto sul deficit negli anni impattati da tale misura, ma solo sul profilo temporale dell’impatto sul deficit nel corso degli anni – ha spiegato il direttore del Dipartimento statistiche di Eurostat nell’audizione in Commissione Finanze del Senato – Non vi è stato fino a ora alcun impatto sul debito né vi sarà se le cose rimangono così e lo ribadisco perché credo che sia bene sgombrare il campo da questa possibilità che ultimamente è apparsa su alcuni organi di stampa. Per quanto riguarda il deficit – ha proseguito Ascoli – vorrei sottolineare che l’impatto sul deficit dello Stato a lungo termine è esattamente lo stesso, identico, sia per il credito fiscale ‘pagabile’ che per quello ‘non pagabile’. Ciò che cambia è semplicemente il momento in cui ci sarà un impatto e non l’ammontare totale del costo della misura”. In altre parole, se il credito vale 100 ed è ‘pagabile’, la spesa di 100 si dovrà iscrivere tutta nell’anno in cui sorge. Diversamente, se il credito è imputabile a cinque annualità, la relativa spesa è di 20 per ciascun anno. Non cambia la cifra finale che è sempre 100.

L’allarme dell’Abi sulle cessioni e le parole di Stefano Patuanelli

Nell’audizione di ieri al Senato, è intervenuto anche Giovanni Sabatini, direttore dell’Associazione bancaria italiana. Sabatini ha sottolineato la situazione delle banche riguardo all’impossibilità di acquistare nuovi crediti fiscali di bonus edilizi e superbonus per l’esaurimento della capacità fiscale. L’azione degli istituti risulta “di fatto limitata dal quadro normativo che espone il cessionario a rischi anche penali”, limitando la possibilità di cessione dei bonus acquisiti ad altri soggetti. Stefano Patuanelli, ex ministro dello Sviluppo Economico del secondo governo Conte, ha scritto su Twitter: “Oggi è stata smentita da Eurostat la narrazione avversa sul superbonus dell’ultimo anno e mezzo”. “Eurostat oggi in commissione finanze sul superbonus ha chiaramente detto che è aver cambiato continuamente la norma ad aver incagliato i crediti – si legge in un altro post – Ma soprattutto che la cedibilità non impatta sul debito, solo sul deficit, e ha una ricaduta positiva sull’economia. E che ora dovrebbe toccare all’Istat. Ora si agisca di conseguenza”. “Dunque – termina il post – la più grande truffa della storia della Repubblica, alla fine, non era una truffa”.