La Procura della Repubblica di Imperia comunica in una nota di aver concluso le indagini dell’Operazione “Preasidium”, che ha accertato violenze e maltrattamenti nella Rsa “Le Palme” di Taggia, in provincia di Imperia.

La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Imperia, ha eseguito le disposizioni emesse dal gip applicando la misura cautelare degli arresti domiciliari a 10 persone la sospensione dall’esercizio di un pubblico servizio nei confronti di altri 14 operatori sociosanitari.

Agli indagati sono contestati i reati di maltrattamento e abbandono aggravati ai danni di soggetti anziani, in maggioranza non autosufficienti. Il procedimento penale è nelle sue fasi preliminari, pertanto gli organi di giustizia si riservano ogni ulteriore commento agli stadi successivi.

Maltrattamenti in Rsa, anziani completamente abbandonati da infermieri

Stando a quanto descritto le comunicato della Procura, “gli indagati non si limitavano a sporadici episodi di violenza, ma sottoponevano le vittime ad una serie di sofferenze fisiche e morali tali da rappresentare, nel loro insieme, una fonte di disagio continuo ed incompatibile con le normali condizioni di vita, instaurando un clima di generale vessazione“.

Il nuovo caso di malasanità di Imperia acuisce una vera e propria piaga, portata alla luce delle cronache locali grazie alle segnalazioni delle vittime e all’ottimo lavoro delle autorità: violenza e maltrattamenti nelle Rsa non sono situazioni accettabili.

Con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali audio e video, gli inquirenti hanno ricostruito il clima di terrore e totale solitudine a cui erano costretti gli ospiti della struttura. Di fatto, gli anziani erano completamente abbandonati e costretti a sottostare alle tempistiche (lente) di medici e infermieri durante alcune tipiche operazioni di routine, come la somministrazione dei pasti. Per non parlare di richieste di aiuto o bisogni, come la routine igienica, che spesso non venivano minimamente soddisfatte.

In alcuni frangenti, oltre alla totale mancanza di deontologia professionali, gli operatori mettevano a rischio anche la sicurezza dei pazienti: frequenti, infatti, le cadute da letti e sedie dovute alla fragilità muscolare oppure a un’errata postura. All’inefficienza si accompagnava poi la totale sottomissione e dittatura, sia fisica che verbale, dalle minacce, alle ritorsioni fino a vere e proprie umiliazioni in pubblico.

Gli indagati falsificavano poi le tabelle, facendo così risultate effettuate operazioni in realtà mai eseguite. La Procura fa sapere che i vertici dell’Asl hanno mostrato un atteggiamento costruttivo e di piena collaborazione.