Badante maltratta anziana e la priva di cibo e acqua: è la tremenda storia che ha coinvolto il paese di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, dove un’indagine dei carabinieri del comando provinciale ha permesso di porre in stato di fermo una donna di 36 anni con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e abbandono di persona incapace.

Badante maltratta anziana e la priva di cibo e acqua: arrestata

Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, sembra che la donna, una 36enne di origini georgiane, fosse stata assunta dai familiari dell’anziana, un’88enne con problemi di salute, come collaboratrice domestica: secondo gli accordi, la donna avrebbe potuto occupare una stanza della casa dell’assistita e trasferirvi il proprio domicilio, oltre a ricevere un compenso, in cambio di aiuto. Ma le condizioni di salute dell’anziana, dopo il suo arrivo, sarebbero peggiorate repentinamente, tanto da portare i suoi familiari ad installare dei sistemi di videosorveglianza all’interno dell’abitazione per capire cosa succedesse in casa.

I filmati hanno permesso loro di scoprire che la donna, in diverse occasioni, avrebbe abbandonato l’anziana in casa di sera, per fare rientro solo nella tarda mattinata successiva, lasciandola senza cibo e acqua, visto che non poteva muoversi. Ma non è tutto: sembra infatti che la badante abbia anche maltrattato fisicamente l’88enne, impossibilitata a reagire. Sarebbe stata così allontanata dall’abitazione e denunciata. Al termine delle attività investigative svolte dai carabinieri della compagnia di Gioia Tauro (Reggio Calabria), sarebbe ora stata arrestata a Pordenone – dove, nel frattempo, era stata assunta regolarmente da un’altra famiglia – in esecuzione di un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palmi. Dovrà rispondere dell’accusa di maltrattamenti in famiglia e abbandono di persona incapace.

I precedenti a Firenze e provincia

Negli scorsi mesi, alcune vicende simili avevano coinvolto Firenze e provincia. Il 17 gennaio scorso i carabinieri della stazione di Campo Marte avevano tratto in arresto una donna peruviana di 53 anni, accusata di aver maltrattato un’anziana di 74 anni affetta da disabilità e da gravi disturbi cognitivi. Ad accorgersi delle violenze era stato, in quel caso, il marito della vittima che, dopo aver notato lesioni ed ematomi sul suo corpo, aveva chiesto spiegazioni alla donna, prima di rivolgersi, insospettito, ai carabinieri, che avevano ricostruito quanto accaduto. Sembra che l’anziana subisse frequentemente, da parte della collaboratrice domestica, maltrattamenti, vessazioni e percosse: l’intento della 53enne sarebbe stato quello di punire l’anziana per la sua scarsa reattività alle sollecitazioni esterne, causata dalle sue condizioni di salute.

Solo pochi mesi prima, lo stesso episodio era avvenuto a Fucecchio, dove una 66enne originaria della Georgia era stata fermata con l’accusa di aver maltrattato un’anziana di 91 anni di cui avrebbe dovuto prendersi cura. Le indagini delle forze dell’ordine avevano permesso di accertare che le lesioni cutanee sul corpo dell’anziana fossero da rinviare ad episodi di violenza da parte della badante e non a banali incidenti domestici o cadute, come sostenuto dalla donna. Arrestata al suo rientro in Italia all’aeroporto di Milano Malpensa, la 66enne era stata così trasferita in carcere con le accuse di maltrattamento in ambito familiare e lesioni personali aggravate.

Perché si parla del reato di maltrattamento in famiglia

Per “maltrattamenti in famiglia” si intende la fattispecie dilettuosa commessa da “chiunque […] maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte”. Non si riferisce, dunque, ai soli familiari della vittima, ma anche ad eventuali collaboratori domestici, qualora vi sia, da parte loro, l’omissione delle cure richieste dalla propria figura professionale.