“Trottolino amoroso duddu daddada…”, così faceva una canzone di qualche anno fa entrata nella memoria anche di chi non era ancora nato all’epoca in cui Amedeo Minghi e Mietta la cantavano. E trottolino amoroso è rimasto anche come uno dei simboli dei nomignoli che si danno gli innamorati. Uno dei tanti insieme a mille altri che nascono tra le coppie in tutte le lingue del mondo. Cucciolo, patatino, tesoro, amore, piccola. Un’infinità di nomi e nomignoli con cui gli innamorati usano chiamarsi preferendoli a quelli di battesimo. Il momento e il livello dell’affinità di un rapporto di coppia spesso traspare proprio e anche da questo atteggiamento. Più c’è feeling, più c’è confidenza e coinvolgimento più spariscono i nomi di battesimo (può accadere anche in rapporti di amicizia profondi), surclassati da quelli che vengono considerati appellativi affettuosi. E la scienza, come sempre prova a fare, ha cercato di spiegarne i motivi. Non solo del motivo per cui la persona amata non viene più appellata con il proprio nome, ma anche perché, le persone innamorate, tendono a cambiare voce quando parlano con quella che considerano, almeno in quel momento, la loro perffetta metà.
Nomignoli e vocine, si usa istintivamente il baby talk per creare una bolla emotiva
Gli appellativi che molti genitori usano per i figli, spesso succede che molti li usino anche per il partner. Mentre vengono pronunciati spesso succede che si cambi anche il tono della voce, che si fa più acuto, cantilenante e lento: un modo di parlare simile al maternese (dall’inglese motherese, o anche baby talk), il linguaggio che utilizziamo per parlare con i più piccoli. Ma il motivo per cui si fa nasce dalle noste origini. Diversi studi hanno analizzato il fenomeno del baby talk, analizzando i motivi e i benefici di questo linguaggio che utilizza spontaneamente (quasi) molti adulti mentre parlano con un neonato. Le classiche vocine e gli appellativi considerati ‘teneri’ e adatti a rivolgersi ai neonati. Secondo Patricia Kuhl, esperta in scienze del linguaggio e dell’udito, il baby talk (così è definito nel termine scientifico questo tipo di comunicazione istintiva per molti), aiuta i più piccoli a imparare a comunicare, scatenando il rilascio di neurotrasmettitori che ne motivano l’apprendimento.
E tra gli innamorati? L’età si suppone sia notevolmente superiore rispetto a quella dei neonati e quindi il discorso non dovrebbe valere. Quindi quando si parla di innamorati l’apprendimento non c’entra. La spiegazione sta nel fatto che il tono di voce si addolcisce non solo per dimostrare affetto al proprio partner, ma anche per creare una sorta di bolla emotiva in cui rinchiudersi e rimanere isolati dal resto del mondo. Come spiega Ramesh Kaipa (Scienze delle Comunicazioni presso la Oklahoma State University), l’uso di un linguaggio personalizzato è un importante aspetto che contraddistingue non solo le relazioni romantiche, ma anche le amicizie di lunga data. Sui nomignoli il discorso è pressocché parallelo, anche se in questo caso la reazione è più basata su una ‘reazione chimica‘. Rivolgersi con tenerezza verso i bambini, attiva in loro la dopamina, il neurotrasmettitore responsabile della sensazione di benessere che si prova appunto quando si ricevono coccole e attenzioni, sentendosi amati e protetti. E che torna a manifestarsi allo stesso modo in età adulta, quando si è innamorati e corrisposti. Come sostiene Jean Berko Gleason, famosa psicolinguista dell’Università di Boston, le basi emozionali che si provano nei confronti del proprio partner sono dunque le stesse provate da piccoli verso i propri genitori, e quindi il linguaggio affettuoso che esce spontaneo è frutto dei ricordi infantili e dell’amore ricevuto dalle persone care. Crescendo, continua a evocare intimità e affetto, rispecchiando il sentimento e l’impatto emozionale nei confronti della persona amata, oltre che una buona intesa affettiva di coppia.