Partita Iva 2023, una per due attività differenti: si può fare? Ecco cosa sapere sulla possibilità di avere un’unica partita Iva, sui limiti imposti (se vanno applicati a entrambe le attività, raddoppiando) e su come funziona la tassazione prevista. Sta capitando sempre più spesso che piccoli imprenditori e liberi professionisti decidano di portare avanti più di un’attività nello stesso momento, anche se tra loro differenti. In questo caso, è utile sapere che ci si può mettere in regola con l’Agenzia delle entrate con l’apertura di una sola partita Iva individuale. Si può trattare di attività, ad esempio, di commercio, nel quale il titolare è anche un libero professionista: si pensi al negoziante di informatica che offre anche consulenze aziendali per software o di altro tipo. Si può affermare, senza essere smentiti, che non solo le grandi realtà aziendali stanno diversificando la propria attività, ma anche i lavoratori autonomi e i professionisti. Ecco, dunque, che si pone il problema di come fare ad avere un’unica partita Iva con più codici Ateco relativi a differenti attività.

Partita Iva 2023, una per due attività differenti: si può fare?

Il primo passaggio da fare per avere un’unica partita Iva per due differenti attività è quella di estrapolare i corretti codici Ateco relativi alle due attività. Si tratta dei codici alfanumerici adottati dall’Istat che classificano le attività economiche che si vogliono implementare con una sola partita Iva. Scegliere i codici Ateco è anche il primo passaggio importante se si opta di aderire alla partita Iva a regime forfettario: a ogni tipo di attività, determinata proprio dai codici Ateco, corrisponde una diversa percentuale di redditività ai fini della determinazione della base imponibile. La scelta del giusto codice deve essere comunicato a tutti gli enti interessati, ovvero all’Agenzia delle entrate, all’Inps o alla Cassa previdenziale di appartenenza per i liberi professionisti (ad esempio, gli avvocati, i commercialisti, i consulenti), ai Comuni e alle Camere di commercio, se necessario. La comunicazione dei codici Ateco può essere fatta in via telematica quando si avvia una nuova attività e si necessita di aprire la partita Iva. Tuttavia, se l’interessato ha già una partita Iva per una precedente attività, l’apertura di una seconda attività comporta una semplice comunicazione dell’aggiunta del codice Ateco relativo alla nuova attività. Dunque, si può procedere anche in un momento successivo alla comunicazione del primo codice. Per il 2023 è importante verificare i limiti di reddito, di ricavi e di compensi percepiti se la partita Iva è quella forfettaria, rientrante nella cosiddetta flat tax del 15% di imposte all’anno. Rispetto al 2022, quest’anno il limite dei ricavi è salito da 65.000 a 85.000 euro: in questo caso, è utile sapere come funziona il tetto, se applicato a ogni singola attività considerata separatamente, oppure sommando entrambe.

Come si calcolano le tasse da pagare per il regime forfettario di flat tax?

Ebbene, anche per il 2023 il legislatore ha previsto che, ai fini della flat tax e della determinazione del tetto di ricavi per mantenere il regime agevolato di partita Iva anche nei prossimi anni, è da considerarsi la somma delle varie attività autonome come determinazione del reddito complessivo. Pertanto, il totale dei ricavi e dei compensi di tutte le attività non devono andare oltre gli 85.000 euro nell’anno 2023 per mantenere il regime forfettario anche nel 2024. Tornando all’esempio del negoziante di prodotti informatici che fa anche il consulente aziendale, il totale dei ricavi e dei compensi sia dell’una che dell’altra attività non devono eccedere gli 85.000 euro. La determinazione dei compensi è, ovviamente, indispensabile anche ai fini dell’imposizione fiscale. A tal proposito, nel caso del regime forfettario, è necessario determinare il reddito imponibile di ciascuna attività applicando al totale dei compensi di ciascuna la percentuale di redditività derivante da ciascun codice Ateco. Quindi, se i codici sono differenti, si deve procedere con il calcolo dei ricavi di ciascuna attività, differenziandone i compensi percepiti nell’anno e, conseguentemente, la relativa tassazione applicata che poi va sommata e pagata all’Erario.