Le etichette apposte sopra le bottiglie dei vini ci danno molte indicazioni utili per capire che tipologia di vino abbiamo all’interno, dalle indicazioni semplici come il nome del vino, il nome del produttore, l’alcol presente e la tipologia di vino (bianco, rosso o rosato) a quelle più complicate. Andiamo a vederle nello specifico.
Come leggere le etichette dei vini. Doc, Docg e Igp cosa vogliono dire?
Spesso ci capita di vedere sulle etichette queste diciture che significano nel dettaglio:
- IGP: Indicazione geografica protetta
- IGT: Indicazione geografica tipica
- DOC: Denominazione di origine controllata
- DOCG: Denominazione di origine controllata e garantita
- DOP: Denominazione di origine protetta, è la dicitura della comunità Europea, racchiude le diciture DOC e DOCG
Ognuna di queste diciture è accompagnata dalla zona che ci indica che quel vino è stato prodotto seguendo un disciplinare specifico che racchiude le regole di produzione. Solitamente le regole dei disciplinari comprendono indicazioni su: zona di coltivazione e vinificazione, resa per ettaro delle uve, tipologia di uve che si possono utilizzare, metodi di vinificazione, modalità di invecchiamento del vino.
I vini Doc o Docg sono più buoni degli Igp o Igt?
Le DOC e le DOCG hanno delle regole più ferree e più restrittive di un IGP o IGT, questa situazione però può essere un’arma a doppio taglio. Da un lato assicura al consumatore che quel vino prima di essere messo in commercio ha seguito e rispettato determinate regole, dall’altro lato può legare le mani al produttore che, per far rientrare il vino all’interno di una denominazione, deve rinunciare a qualcosa. Sono tanti, infatti, i produttori che decidono di non inserire i propri vini in una DOC o DOCG perché secondo loro, per fare il prodotto migliore possibile, devono fare qualcosa di diverso (usare un uvaggio non contemplato nel disciplinare ad esempio).
Per fare un esempio su tutti si pensi che inizialmente il Sassicaia (uno dei vini rossi più rinomati a livello nazionale e internazionale) non rientrava in nessuna DOC, solo successivamente è stata fatta la DOC Bolgheri, dove il Sassicaia ora rientra.
Riserva, classico e superiore
La parola Riserva indica che quel vino ha avuto un invecchiamento superiore a quello previsto dal disciplinare base, almeno due anni in più per i rossi e almeno un anno per i bianchi.
La dicitura Classico ci dice che quel vino è prodotto in una sottozona rilevante per storia e per pregio. Col tempo le DOC possono ampliarsi, iniziando a includere zone che in un primo momento non rientravano nella stessa. Per esempio, il Chianti Classico ha un disciplinare più restrittivo rispetto al Chianti, sia per le zone di produzione (che sono solo 11 comuni), ma anche per uvaggio consentito, alcol minimo e invecchiamento minimo prima di essere immesso nel mercato.
La dicitura Superiore invece indica che quel vino ha delle regole più stringenti rispetto al suo equivalente non superiore ed hanno, rispetto a questi, un titolo alcolometrico volumico più alto.
Le etichette degli spumanti: millesimato e zucchero residuo
Il termine “Millesimato” è usato per gli spumanti. Indica che le uve con cui viene prodotto quel vino provengono esclusivamente da un’unica annata (o almeno l’85%). Solitamente i millesimati vengono prodotti solo nelle annate migliori.
In altre occasioni però, quando parliamo di uno spumante che non utilizza vini di riserva, la parola millesimato è solo una trovata di marketing in quanto sicuramente le uve con cui viene prodotto quel vino provengono esclusivamente dall’ultima annata.
Nelle bottiglie di spumante è inoltre indicato lo zucchero residuo, che ci indica quando quel vino è dolce. La classificazione è la seguente:
• “Pàs dosè”, “dosaggio zero” oppure “Nature”: indica che non c’è residuo zuccherino, lo spumante è secco.
• Extra-Brut: Da 0 a 6 g/l,
• Brut: Minore di 12 g/l
• Extra-dry: Tra 12 e 17 g/l, con questo residuo si inizia a percepire in bocca una leggera dolcezza.
• “sec” o “dry”: Tra 17 e 32 g/l
• Demi-sec: Tra 32 e 50 g/l
• Dolce: Maggiore di 50 g/l
Per g/l si intendono i grammi di zucchero per ogni litro.
Giovanni Serio