Non era infrequente, fino ad un paio di decenni fa, viaggiando per le autostrade del nord Italia, imbattersi nella scritta EMOSCAMBIO. Tracciata rigorosamente con la lettera greca sigma maiuscola al posto della E – ΣMOSCAMBIO – , la scritta campeggiava sui muri delle autostrade, spesso accompagnata da un numero telefonico con prefisso di Milano. Il tempo e i restauri ne hanno cancellato la maggior parte, ma alcune resistono ancora oggi, per i curiosi che abbiano voglia di cercarle.

Ma che cos’è l’Emoscambio?

Oggi, il numero telefonico che accompagnava le scritte ΣMOSCAMBIO non esiste più. Fino agli anni Novanta, però, chi avesse provato a telefonare avrebbe sentito una voce preregistrata dargli il benvenuto nell’Istituto Italiano di Fisiologia. La voce invitava poi chi chiamava a versare 10.000 lire a una casella postale presso l’aeroporto di Linate, per ricevere a casa dei volantini informativi.

Il fantomatico istituto praticava, appunto, l’emoscambio. Il nome della pratica suggerisce di che cosa si trattasse: scambio di sangue. La pratica consisteva, infatti, nello scambio periodico di piccole quantità di sangue tra individui non consanguinei, appartenenti allo stesso gruppo sanguigno, rigorosamente di sesso opposto e di struttura fisica simile. Ma perché qualcuno avrebbe dovuto sottoporsi ad un trattamento tanto rischioso? Specialmente in quegli anni – tra i 70 e i 90 -, in cui il terrore dell’AIDS era più vivo che mai?

I vantaggi dell’emoscambio

È presto detto: secondo il fondatore dell’Istituto Italiano di Fisiologia, la pratica dell’emoscambio avrebbe giovato enormemente alla salute di chi vi si fosse sottoposto, sconfiggendo qualsiasi malattia e mantenendo l’organismo giovane e sano. Si trattava, in breve, di una vera e propria panacea, in grado di garantire addirittura l’immortalità. Il sangue maschile, infatti conterrebbe alcune sostanze mancanti in quello femminile, e viceversa.

Vito Cosmai

Di Vito Cosmai, ideatore dell’emoscambio e fondatore dell’Istituto Italiano di Fisiologia, si sa ben poco. Dalla sua tomba, situata in un cimitero di Milano, possiamo conoscere la sua data di nascita – 20 dicembre 1938 – e quella di morte

– 2 febbraio 1999 -. Un trafiletto apparso sul Corriere della Sera nel 1975 racconta che, da giovane, aveva lavorato per qualche tempo in un’industria tessile di proprietà del padre. Ancora ragazzo, Cosmai aveva rischiato di morire a causa di un’ulcera.

Da lì gli era venuta l’ambiziosa idea di sconfiggere la morte, ideando un metodo che rendesse gli esseri umani, appunto, immortali.

Per mettere a punto la pratica dell’emoscambio, si era ispirato alle teorie del biologo e filosofo russo Bogdanov, che vedeva nelle frequenti trasfusioni di sangue un elisir di giovinezza.

La T.A.F.

Degli scritti di Vito Cosmai rimane soltanto un vecchio volantino, fino a qualche anno fa in vendita su ebay, e di cui oggi sono facilmente reperibili le fotografie online. Nel volantino si parla di un’altra pratica promossa dall’Istituto Italiano di Fisiologia, la Tecnologia dell’Amplesso Fisiologico (T.A.F.).

Secondo Cosmai, infatti, vi era una sola posizione “naturale” per consumare un rapporto sessuale, cioè quella in cui la donna volge le spalle al compagno.

Non solo: la diffusissima posizione del “missionario” sarebbe stata la causa di numerose malattie e dell’invecchiamento precoce.

Le teorie sulla T.A.F. sono valse al fantomatico Istituto Italiano di Fisiologia la fama di “setta sessuale”. In realtà, quelle riguardanti il sesso sono solo una parte delle teorie di Cosmai, anche se forse la più memorabile. Tanto più che era possibili venire insigniti, da Vito Cosmai in persona, del titolo di Professore in T.A.F., a patto di superare una prova alquanto particolare: consumare un rapporto sessuale nella “posizione fisiologica”, mantenendosi in equilibrio su delle corde poste in bilico sopra una montagna di letame. Chi fosse riuscito a concludere il rapporto senza precipitare nel mucchio di escrementi, sarebbe diventato professore nella tecnica.

Tra burla e realtà

Salta all’occhio come più ci si addentra degli studi e nelle teorie dell’ideatore dell’emoscambio, più tali teorie appaiono grottesche e poco credibili. Basti sapere che, nello stesso volantino che promuoveva la Tecnica dell’Amplesso Fisiologica, compariva la pubblicità illustrata di una cintura di castità per donne. Secondo l’annuncio, tale strumento sarebbe stato non solo molto utile per difendersi da eventuali aggressioni, ma anche un prezioso oggetto da collezione dal sapore medievale, da esporre in salotto quando non indossato.

È inevitabile a questo punto, porsi la fatidica domanda: Vito Cosmai ci era o ci faceva? Credeva davvero in ciò che diceva, o era piuttosto un troll ante litteram, che si divertiva nel suscitare scandalo con le sue assurde teorie?

Ad oggi, non è più possibile stabilirlo oltre ogni ragionevole dubbio. Probabilmente, sarebbe stato possibile ottenere informazioni rivelatrici dai tre libri scritti da Cosmai, uno dei quali intitolato “Il Vangelo secondo Vito Cosmai”; scritti di cui, purtroppo, si sono ormai perse le tracce.

Qualcosa probabilmente ricordano coloro che, in quegli anni, partecipavano alle riunioni settimanali che Cosmai teneva nel suo appartamento in provincia di Milano. Ma tutto ciò che possiamo desumere con ragionevole certezza è che si trattasse di un personaggio eccentrico, fama che lo portò a venire emarginato nel paese in cui viveva e a ritrovarsi, talvolta, bersaglio dei lazzi dei ragazzini. Ebbe persino qualche guaio con la legge, quando fu accusato di Vilipendio alla Religione, anche se non è più possibile sapere con certezza a causa di quale delle sue bizzarre teorie.

Tracce dell’emoscambio

Non sappiamo neanche se Cosmai abbia mai realmente messo in pratica tali teorie, o se abbia mai realmente praticato l’emoscambio. La sua ricerca di “cavie umane” era quasi incessante, ma sembra improbabile che qualcuno si sia mai offerto davvero per sperimentare la pratica. Tuttavia, qualcuno partecipava alle riunioni settimanali di Cosmai, e continuò a far circolare le sue idee, nonché le famose scritte, anche dopo la sua morte. La morte stessa di Cosmai, però, testimoniava che egli non fosse riuscito, a conti fatti, a scoprire la formula per la vita eterna; così, dopo qualche anno, l’Istituto Italiano di Fisiologia e le sue teorie dovettero perdere il proprio fascino agli occhi dei loro adepti, pochi o molti che fossero.

Ad oggi, dell’Istituto e delle idee di Vito Cosmai non rimane che qualche scritta superstite sui muri delle autostrade italiane. Facendo qualche ricerca è ancora possibile accedere ad una versione d’archivio del sito ufficiale dell’Istituto, che ha però pochissimi contenuti: appena sei pagine (home page inclusa) contenenti profezie dal tono apocalittico, autocitazioni dello stesso Cosmai e sommarie spiegazioni degli studi e degli obiettivi dell’Istituto. Il sito risulta essere stato aggiornato per l’ultima volta il 10 marzo 1998, poco più di un anno prima della morte di Cosmai. Queste le tracce di ΣMOSCAMBIO giunte fino a noi. L’Istituto Italiano di Fisiologia e le sue curiose pratiche, quasi sicuramente mai davvero sperimentate, sono forse destinati a rimanere un mistero italiano, poco conosciuto ma affascinante, che negli anni è andato sbiadendosi come quelle scritte sui muri.

Chiara Genovese