Già alla fine del 500 città come Venezia rappresentavano, nel nostro paese, un punto di riferimento internazionale per la commercializzazione del caffè, preparando le basi per quella che sarà una lunga storia del rapporto tra il caffè e gli italiani e caratterizzandone quella che è ormai una tradizione straordinaria. Di fatto, quello del caffè rappresenta un rito sociale tale da essere considerato un bene immateriale dall’Unesco.

Pare che da Papa Clemente VIII, il quale ne consacrò il suo consumo ritenendolo una bevanda troppa buona, la strada per la commercializzazione del caffè fu spianata, permettendone la diffusione e la nascita di numerose botteghe in tutto il paese. In realtà secoli prima il consumo di caffè avveniva già dal 1600 nel Medio Oriente, dove gli arabi gli avevano conferito caratteristiche mistiche, con proprietà magiche, motivo per cui il caffè veniva nascosto. Non è un caso, infatti, che i primi ad esportarlo nel nostro paese furono i turchi e per la prima volta fu preparato a Vienna con miele e latte. Dopo Venezia, a Napoli, in un’era più moderna, nacque successivamente la moka e la cosiddetta macchina del caffè, ma è in Sicilia che è stato creato il primo caffè completamente italiano, dalla prima coltivazione alla trasformazione.

Il culto del caffè

Oggi, proprio per il suo successo e popolarità per cui è diventato un simbolo iconico, al caffè vi è stata dedicata anche una giornata internazionale, che è stata celebrata per la prima volta l’1°l’ottobre del 2015. Il “Caffè Time” rappresenta un momento di convivialità, di relax, di condivisione e scambio. Oggi la produzione di questa ormai famosissima bevanda mira all’estrema attenzione per la qualità volta al continuo e costante miglioramento.

Miti da sfatare

Al di à del territorio Italiano diverse ricerche hanno dimostrato che il nostro paese non si colloca al primo posto come il più grande consumatore di caffè, in Filandaia e Norvegia, ad esempio, i numeri sono  raddoppiati. Altra grande caratteristica è che il caffè non scade, semplicemente perde il suo gusto e l’aroma se non consumato entro la data indicata nella confezione.

Graziana Caldarella