Educazione sentimentale a scuola: a quale età cominciare? Chi dovrebbe occuparsene? Come impostare le lezioni? Parlarne nel giorno di San Valentino può aumentare la sensibilità al tema, e focalizzare meglio il problema. L’uomo è portato a costruire relazioni, cercare amore. Si fa tutto per l’amore dell’altro, della mamma in età infantile: come costruire relazioni sane? Se ne parla da tanto tempo e si risolve poco. Abbiamo voluto affrontare la questione col professor Emmanuele A. Jannini, sessuologo, intervenuto ad Open Day, su Radio Cusano Campus. “Si dice che l’educazione sessuale vada associata a quella relativa ai sentimenti, ma a riguardo ci sono forti resistenze. Sesso e sentimento sono due s, nei giovani, non disgiunte: per loro, la conoscenza arriva dalla peggiore delle agenzie di informazione, internet o siti di pornografia. Così acquisiscono informazioni dai territori più sbagliati.”
Educazione sentimentale a scuola, bisogna parlarne usando un linguaggio appropriato
Educazione sentimentale a scuola: i bambini, gli adolescenti e i ragazzi, sono naturalmente curiosi, e fanno domande proporzionate all’età. Queste possono essere semplici, in alcuni casi, o complesse. “Insegnare loro l’amore o il sentimento è un modo per contrastare la raccolta di informazioni da fonti sbagliate. E’ importante, pertanto, che i genitori, la famiglia sappiano usare un linguaggio adatto a chi ascolta. La regola è rispondere alle domande senza reticenza – ha fatto notare Jannini – la mancanza di educazione sessuale e ai sentimenti nella scuola porta i ragazzi a soddisfare la curiosità attraverso le agenzie di informazione poco fa citate, sbagliate! Le informazioni che si ottengono dal dottor Google portano a crescere nel modo peggiore da un punto di vista dei sentimenti. La stragrande maggioranza delle scuole mette la testa come lo struzzo sotto la sabbia, sulla questione e genera mostri”.
La famiglia, agenzia essenziale ma non sufficiente
La scuola dovrebbe educare ai sentimenti come dovrebbe educare all’educazione civica, tuttavia delegando l’arduo compito ad altri porta anche le famiglie a commettere errori. “La famiglia è un’agenzia essenziale, ma non sufficiente. Pensiamo alla violenza sulle donne: un bimbo ascolta, vede subire violenza nei confronti della mamma – ha sottolineato il sessuologo – interiorizza il vissuto diventando il candidato perfetto a subire o esercitare violenza. Così, non solo la famiglia è un’agenzia non solo imperfetta, ma anche pericolosa.”
A chi spetta il compito di educare ai sentimenti?
“Agli psicologi o ai medici, il problema è che i medici non sono formati per questo. La strada è tutta in salita”.