Con le vittorie alle Regionali nel Lazio (Francesco Rocca si impone su Alessio D’Amato e Donatella Bianchi) e in Lombardia (Attilio Fontana si conferma battendo Pierfrancesco Majorino, Letizia Moratti e Mara Ghidorzi) il centrodestra, dopo il governo, prende quasi tutto il territorio nazionale: la coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, infatti, può contare su ben 15 Regioni su 19. Al centrosinistra, che perde il Lazio che governato da Nicola Zingaretti, rimangono solo Puglia (Michele Emiliano), Campania (Vincenzo De Luca), Emilia Romagna (Stefano Bonaccini) e Toscana (Eugenio Giani). La Valle d’Aosta è considerata come giunta autonomista.

Il voto che ha cambiato maggiormente lo scenario nazionale resterà quello delle politiche del 25 settembre che vide stravincere il centrodestra unito contro un centrosinistra diviso: un successo che consentì a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, di diventare presidente del Consiglio e di formare un governo puramente politico e monocolore. Ma il vento che soffia forte sul centrodestra aveva inciso anche sulle elezioni ad ottobre in Sicilia, dove ad affermarsi – una conferma, per il centrodestra, allora governato da Nello Musumeci – era stato Renato Schifani. Ora le vittorie di Rocca nel Lazio e di Fontana in Lombardia: per il centrodestra è un trionfo. Buio pesto invece dalle parti del centro-sinistra dove ci si accontenta semplicemente di primeggiare all’interno dell’opposizione senza, almeno per il momento, riuscire ad avere una visione comune e ad organizzare le forze per un riscatto elettorale. Ed è proprio questo lo scenario migliore per Giorgia Meloni. Il centro-destra infatti, si trova a poter competere sia a livello nazionale che locale senza sfidanti che lo possano impensierire.