Pensioni donne, governo al lavoro per uscita anticipata di 4 mesi per ogni figlio. L’ipotesi di uno sconto contributivo per le lavoratrici, al di là dell’opzione donna che è dibattuta per un ritorno ai requisiti precedenti alla legge di Bilancio 2023, è emersa nel corso dell’incontro di oggi, 13 febbraio, al ministero del Lavoro, nell’ambito della discussione sulle misure previdenziali da introdurre per andare oltre i parametri della riforma Fornero. Pertanto il governo guidato da Giorgia Meloni starebbe mettendo a punto un progetto di estensione dei 4 mesi di sconto contributivo alle lavoratrici per ogni figlio. Il bonus contributivo è già previsto dalla riforma previdenziale di Dini, ma solo per le lavoratrici appartenenti al meccanismo contributivo puro. L’idea è quella di estendere lo sconto a tutte le misure di pensione alternative alla pensione di vecchiaia e a quella anticipata dei soli contributi disciplinate dalla legge Fornero. L’onere a carico dello Stato è quantificato in 700 milioni di euro.
Pensioni donne, governo al lavoro per uscita anticipata di 4 mesi per ogni figlio: ecco di cosa si tratta
Si è discusso soprattutto delle pensioni delle donne nell’incontro in programma nella giornata di oggi al ministero del Lavoro, alla presenza dei sindacati e delle rappresentanze datoriali. I tecnici del ministero starebbero valutando uno sconto dei contributi per le lavoratrici pari a 4 mesi per ciascun figlio avuto, bonus che verrebbe utilizzato per tutte le misure previdenziali di uscita anticipata in deroga ai requisiti della riforma Fornero. In particolare, lo sconto contributivo dovrebbe essere applicato ai requisiti di opzione donna, anche se, come spiegato dal segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, il governo “non ha spiegato se sarà una ulteriore modifica o il ripristino” dei requisiti antecedenti la legge di Bilancio 2023. Questi ultimi requisiti riguardano un ritorno all’età di uscita a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le autonome, rispetto ai nuovi requisiti del 2023 che fissano l’età minima a 60 anni. L’introduzione di un bonus contributivo di 4 mesi per ciascun figlio comporterebbe per lo Stato un esborso di 700 milioni di euro, secondo i calcoli stimati dai ministeri del Lavoro e dell’Economia. Lo stesso Bombardieri ha informato che il governo “modificherà l’attuale norma”, impegnandosi a fornire una risposta ai sindacati nelle prossime ore o nei prossimi giorni perché sono in corso ancora le consultazioni tra il ministero del Lavoro e quello dell’Economia.
Pensione prima lavoratrici: come cambia opzione donna con la riforma
Tra le questioni irrisolte sulla riforma delle pensioni, e in particolare della misura di uscita anticipata delle lavoratrici con opzione donna, vi è anche l’eliminazione delle condizioni economiche e sociali di accesso allo strumento. La legge di Bilancio 2023 ha infatti introdotto i vincoli alternativi, già previsti per l’Ape sociale e per la quota 41 dei lavoratori precoci, dell’assistenza di un coniuge o di un parente da almeno sei mesi con handicap grave, dell’invalidità civile di almeno il 74% e della situazione di licenziamento o di contratto alle dipendenze presso imprese con tavolo attivo per la gestione della crisi aziendale. L’aumento dell’età di uscita e l’introduzione di questi vincoli fanno stimare una importante riduzione della platea delle lavoratrici in uscita nel 2023: appena 2.900 donne rispetto alle 23.812 prepensionate nel 2022 con i vecchi requisiti. Per Christian Ferrari, segretario confederale della Cigl, l’incontro di oggi al ministero del Lavoro è “assolutamente interlocutorio”, non avendo ricevuto da parte del governo, “delle risposte, a partire dalla questione che le sigle avevano sollevato già al primo incontro, ovvero di un ripristino dell’opzione donna”. “Non perché riteniamo che quella sia una soluzione ma il punto di partenza per rendere credibile un percorso che metta le donne e i giovani al centro”, ha detto ancora Ferrari. Più possibilista è apparso Paolo Capone, segretario generale della Ugl, secondo il quale l’ipotesi dello sconto contributivo alle donne per ciascun figlio, “è stata accolta con interesse”. Ma è necessario riformulare l’opzione donna. “Difficile la semplice riproposizione di quella passata – ha detto ancora Capone – Si potrebbe anche pensare a un assegno più ricco, in alternativa all’uscita anticipata”.