Wikimedia lancia un appello per preservare l’arte online. In questi anni, afferma il sito di ricerca, moltissimi elementi collegati all’arte si stanno perdendo nel tempo, con il rischio di perderle definitivamente per i posteri. Il depauperarsi dell’arte è uno dei principali problemi che il mondo della cultura sta affrontando in questi anni, con i musei che rischiano di non sfruttare al massimo il proprio patrimonio artistico. Motivo per cui, alla luce di queste problematiche, l’online potrebbe diventare un mezzo di sostentamento di rilievo per i prossimi lustri.

Non solo a livello globale. Wikimedia Italia si aggiunge all’interno di questa disputa collettiva, con l’invito rivolto a tutti i musei italiani a condividere la loro conoscenza senza limiti e lancia “Tutti i musei su Wikipedia”, la nuova iniziativa che accompagna e sostiene le istituzioni culturali nel diventare protagoniste del libero accesso al patrimonio culturale italiano, collaborando con Wikipedia, Wikidata, Wikimedia Commons e gli altri progetti Wikimedia.

Tutti gli sfondi legati al mondo Wiki, dunque, si uniscono per il fine comune: “Tutti i musei su Wikipedia”. Questo progetto ha l’obiettivo di coinvolgere oltre 3000 istituzioni culturali italiane su Wikipedia e sui progetti Wikimedia, accompagnandole nell’elaborazione di una Open Access Policy e nella pubblicazione di una selezione di immagini e documenti con strumenti e licenze libere. L’iniziativa si rivolge a tutti i musei del territorio italiano, che grazie a questa collaborazione possono raggiungere nuovi visitatori e studiosi attraverso internet.

Arte, Wikimedia: “Sostenere l’arte in concreto”

“Vogliamo sostenere in modo concreto la capacità dei musei di essere accessibili e inclusivi – spiega Iolanda Pensa, presidente di Wikimedia Italia – contribuendo ad affiancare tutti i luoghi della cultura italiani nell’essere pienamente al servizio della società. L’open access e in generale l’apertura dei contenuti “pubblici” sono ormai riconosciuti come strumenti sostenibili che potenziano il riuso, l’interpretazione, la ricerca e la creazione di nuovi prodotti e servizi in accordo con i principi degli open data, dell’open government, dell’open science e della centralità delle comunità, come ben esplicitato dalla Convenzione di Faro alla quale l’Italia ha aderito nel 2020”.