Dopo il viaggio in Africa Papa Francesco torna a celebrare l’Angelus domenicale in Piazza San Pietro, davanti a una folla di circa 20mila persone secondo quanto comunicato dall’ufficio stampa vaticano.
Il tema è dedicato all’amore, “dono di Dio e comandamento a cui Gesù tenne maggiormente sacrificandosi e perdonando i suoi aguzzini”. L’obiettivo, dunque, è “di amarci gli uni con gli altri come Lui ci ha amati”.
L’amore è il comandamento che dà compimento alla Legge, alla fede e alla vita
Papa Francesco durante l’Angelus odierno
Angelus Papa Francesco, preghiera per le popolazioni di Siria e Turchia
Papa Francesco, i passaggi salienti dell’Angelus di domenica 12 febbraio.
Il senso della riflessione sull’amore vuole essere ulteriormente più profondo, per sottolineare come le “norme religiose” vadano sì seguite ma anche espanse per quanto possibile. Il Pontefice spiega meglio il suo pensiero quando chiarisce che “non basta l’osservanza se si agisce con distacco e indifferenza“, di conseguenza “sentirsi a posto per non avere ucciso, rubato o fatto del male è insufficiente“. Tutto ciò perché il Signore spinge gli umani “a raggiungere il massimo possibile tramite l’amore verso il prossimo“.
L’insegnamento da apprendere è dunque quello di un “Dio Padre” e non di un “Dio Padrone”, che ci bacchetta sulle mani se non eseguiamo alla lettera i suoi ordini. Anche perché è semplice aggirare l’ostacolo per non cadere nel peccato, ma sentirsi comunque “sporchi dentro”. Ecco dunque che siamo noi a dover compiere il primo passo verso l’altro anche se siamo noi in una posizione vantaggiosa o di giustizia, di mostrare in forma tangibile quell’amore che va oltre qualsiasi incomprensione e ostilità.
L’Angelus è stato poi segnato da altri momenti abbastanza dolorosi e delicati. Oltre alla tradizionale preghiera per il popolo ucraino, che si appresta a vivere un anno intero di sofferenze, Bergoglio ha rivolto una lunga preghiera alle popolazioni turche e siriane colpite in maniera durissima dal terremoto che ha spazzato via migliaia di vite umane.
Infine, un messaggio anche per quanto sta accadendo in Nicaragua, dove il regime governativo dittatoriale ha incarcerato il vescovo Ronaldo Alvarez con una pena detentiva di 26 anni e al contempo ha deportato oltre 200 oppositori negli Stati Uniti.