In Italia, durante la stagione venatoria 2022 – 2023, sono stati abbattuti e uccisi dai cacciatori di frodo ben 6 esemplari di ibis eremita (Geronticus eremita), una specie minacciata di estinzione e rigorosamente protetta dalla legge.

Si è trattato del numero più alto in assoluto da quando nel 2014 è stato avviato un progetto di reintroduzione internazionale chiamato LIFE, volto a riportare nei cieli europei questi magnifici uccelli. Un tempo, infatti, gli ibis eremita erano comuni nell’area mediterranea, ma sono stati letteralmente sterminati nel nostro e in altri Paesi a causa del bracconaggio, della distruzione degli habitat naturali, dei pesticidi e di altri fattori di origine esclusivamente antropica.

Gli esperti ritengono che la popolazione globale sia stata ridotta del 98% per colpa dell’uomo. Fino ad oggi hanno resistito solo poche colonie selvatiche in Medio Oriente e in Nord Africa. Proprio per questo si è deciso di avviare il progetto LIFE in Europa, attraverso il quale i volontari del Waldrappteam rieducano gli ibis eremita nati in cattività alle antiche rotte migratorie con l’ausilio di velivoli ultraleggeri. È un programma di reintroduzione ambizioso e che sta funzionando, ma diversi preziosi esemplari continuano ad essere uccisi dai bracconieri.

Ibis eremita abbattuti dai cacciatori: l’ultimo caso nell’oasi di Orbetello

Ad annunciare la morte dei 6 ibis eremita è stato il Parco Natura Viva di Bussolengo, che è l’unico partner italiano del progetto di reintroduzione co-finanziato dall’Unione Europea.

La conferma della morte per caccia illegale del sesto esemplare, il povero Kingsley di appena due anni, è arrivata grazie alle analisi condotte dall’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana. Prima di lui avevano perso la vita a causa dei bracconieri Gustav, Taylor e Otto a Novembre dello scorso anno e David e Harald a Gennaio 2023.

Confondere un ibis eremita con qualunque uccello cacciabile è praticamente impossibile. Si tratta di animali grandi, con un’apertura alare che può superare i 130 centimetri. Sono inoltre caratterizzati da un piumaggio nero con splendide iridescenze verdi e viola, un lungo becco adunco e una testa glabra (perlomeno negli adulti) non troppo dissimile da quella di un avvoltoio. Sono uccelli assolutamente pacifici, che continuano a essere vittime della crudeltà umana.

L’ultimo abbattimento è proprio avvenuto a pochissimi chilometri dall’Oasi di Orbetello del WWF in Toscana, il luogo in cui questi magnifici uccelli svernano.

Il corpo esanime di Kingsley è stato infatti trovato in un uliveto di Albinia, a due passi dall’oasi. Mai prima d’ora i bracconieri si erano spinti a colpire così vicini a Orbetello, sebbene altri esemplari in passato sono stati uccisi in Toscana, come ad esempio il povero Dusti morto nel 2019.

Non tutti gli ibis eremita però svernano all’oasi toscana alcuni, soprattutto gli esemplari giovani, si disperdono in altre regioni italiane come nel Lazio o in Sardegna.  

I ricercatori conoscono esattamente le posizioni di questi animali perché sono tutti dotati di ricetrasmittente GPS, utile per monitorarne gli spostamenti sul territorio ma nonostante gli anelli di riconoscimento ben evidenti, la centralina sul dorso e l’aspetto inconfondibile, i cacciatori di frodo non si fanno scrupoli a sparare loro per abbatterli.

In Italia le uccisioni dei bracconieri rappresentano oltre il 30% delle cause di morte per questi poveri uccelli, classificati con codice EN (in pericolo di estinzione) nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.

Purtroppo nessuno di questi crimini è stato finora punito. I bracconieri che hanno ucciso gli ibis sono sempre riusciti a dileguarsi senza essere identificati.

Uccidere deliberatamente specie protette è un reato grave, ma a quanto pare non è un deterrente sufficiente, proprio per questo ci si appella anche alle associazioni venatorie affinché diano una mano a rintracciare i responsabili.

“Facciamo appello anche alle associazioni venatorie, che ci aiutino in questa lotta comune per la salvaguardia di una biodiversità che siamo già riusciti ad estinguere in passato. Che oggi si uniscano a noi per rimediare ai crimini perpetrati”, ha chiosato Avesani Zaborra, amministratore del Parco Natura Viva.