L’ennesimo suicidio in carcere è avvenuto tra le mura di San Vittore a Milano, dove il detenuto di 21 anni era recluso dallo scorso 31 dicembre.
Non è la prima volta che avviene un episodio simile nelle celle del penitenziario milanese.
Prima di lui, altri due detenuti ventenni si erano tolti la vita durante la scorsa estate.
Per l’Osservatorio carcere e territorio di Milano, la situazione è allarmante.
Occorre considerare, infatti, che sono nel 2022, più di 80 detenuti hanno deciso di mettere fine alla propria vita proprio mentre si trovavano reclusi nei penitenziari nazionali.
Suicidio in carcere a San Vittore, detenuto si impicca in cella
Il gesto disperato è stato compiuto da un detenuto 21enne che si chiamava Luis Fernando Villa Villalobos ed era stato arrestato per furto aggravato.
Il giovane peruviano e senza fissa dimora è stato trovato impiccato in cella il 2 febbraio ed è stato immediatamente trasferito in ospedale.
Fin da subito le sue condizioni sono apparse gravissime ai medici che hanno cercato di fare il possibile per salvarlo. Nonostante i tentativi, il ragazzo è morto nella notte di venerdì 10 febbraio.
Sulla vicenda è stato aperto un fascicolo e ora, il caso è al vaglio del magistrato di turno Angelo Renna che tenterà di fare luce sulla dinamica di quanto realmente accaduto.
Dai primi accertamenti effettuati, pare che non sia possibile ipotizzare il coinvolgimento di terze persone in questo episodio drammatico.
L’allarme dell’Osservatorio, a Milano è emergenza suicidi in carcere
Come già anticipato, proprio tra le mura di San Vittore, mesi fa, erano già avvenuti dei fatti analoghi.
Altri due detenuti di circa 20 anni, infatti, si erano tolti la vita a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro nell’estate scorsa.
Nella notte del 26 maggio, era stato un giovane italiano di 24 anni a suicidarsi in cella, e pochi giorni dopo, il 7 giugno 2022, lo stesso era avvenuto con un ragazzo di 21 anni che era già in attesa del trasferimento in una struttura sanitaria dedicata per aver tentato di farla finita diverse volte.
Per la Regione Lombardia, la situazione è preoccupante e per evitare che possano avvenire altri episodi simili, è stato messo in atto un piano apposito di prevenzione del rischio di suicidio negli istituti penitenziari per adulti.
Come riporta “Il Giorno”, l’Osservatorio carcere e territorio di Milano ha parlato di questo preoccupante fenomeno, dilagato all’interno dei penitenziari italiani, dicendo:
“Il fenomeno dei suicidi in carcere è una delle grandi malattie del sistema carcerario italiano. I suicidi in cella sono stati almeno 54 nel corso del 2021, più di 60 nel 2020. Si tratta solo dei suicidi accertati: per molte morti in carcere la causa è difficile da attribuire con precisione“.
In merito alle cause che possano portare i detenuti a prendere questa terribile decisione, è stato rilevato che molte di queste azioni siano originate da un importante disagio psichico.
Per l’Osservatorio è inaccettabile che questi episodi si verifichino proprio all’interno di una struttura in cui una persona deve sentirsi al sicuro: “È inaccettabile ciascun suicidio che avvenga quando la persona deve essere ‘custodita’ in una struttura detentiva dello Stato“.
In un comunicato diffuso poco dopo la morte dei due giovani nel 2022, l’Osservatorio lanciava l’allarme con queste parole:
“Ci chiediamo cosa stia succedendo a San Vittore con due giovanissimi che si sono tolti la vita in meno di una settimana. La presenza di persone con forme di sofferenza mentale, spesso con doppia diagnosi, nell’istituto milanese ha raggiunto livelli molto preoccupanti e la condizione detentiva non fa che acuire il problema“.
Poi, nella nota veniva affronta la questione riguardante l’intervento psichiatrico sui detenuti che abbiano già manifestato dei sintomi di malessere interiore.
In proposito veniva affermato:
“L’intervento psichiatrico in carcere è totalmente insufficiente e i servizi territoriali per la salute mentale non riescono a garantire un intervento adeguato e la continuità terapeutica”.
Poi, l’Osservatorio carcere ha concluso il comunicato affermando:
“Senza una forte ed effettiva collaborazione con i servizi pubblici per la salute mentale e senza un potenziamento degli interventi della sanità all’interno degli istituti, con una maggiore e adeguata presenza di psicologi e psichiatri, non sarà possibile evitare tragedie come queste“.