Tra le vittime del terribile terremoto che ha colpito Turchia e Siria risulta anche la famiglia italiana di origine siriana, irrintracciabile dal giorno del disastro. Erano in sei, partiti dall’Italia per passare qualche giorno con i parenti in Sira. Le speranze erano ormai ridotte al lumicino, non rispondevano alle ricerche da troppo tempo e oggi è arrivata la conferma. Di loro si erano perse le tracce lunedì scorso, quando il terremoto ha devastato la zona orientale della Turchia. Erano in sei, tre adulti e tre bambini, tutti italiani della stessa famiglia di origine siriana. La famiglia scomparsa si trovava ad Antiochia, dove poi è stata ritrovata. La notizia è stata diffusa direttamente dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Le sei vittime, residenti nella provincia di Milano, erano di origini siriane: pochi giorni fa il rientro nel Paese di origine per celebrare la nascita del figlio di una loro parente. “Purtroppo sono stati ritrovati senza vita, ad Antiochia, i corpi della famiglia italiana di origine siriana”, ha comunicato poche ore fa il titolare della Farnesina su Twitter. “Esprimo tutta la mia vicinanza ai familiari ai quali non mancherà il nostro sostegno”, ha aggiunto Antonio Tajani.

Terremoto, trovata morta la famiglia italiana di origine siriane mentre ancora non si hanno notizie dell’imprenditore Angelo Zen

Mentre non si hanno ancora notizie sulla della sorte dell’imprenditore italiano, disperso anche lui dal giorno del terremoto, era in Turchia per lavoro, Angelo Zen. Da lunedì il suo telefono squilla a vuoto e la Farnesina ha attivato tutte le risorse per riuscire a ricostruire gli spostamenti dell’imprenditore veneto. Si sa che era in un albergo di Kahramanmaras, crollato con il terremoto di lunedì scorso. Da allora non si sa più nulla.Ovviamente le ricerche dell’uomo proseguono senza sosta, con la Farnesina che si è attivata per fornire il proprio contributo. “Nelle scorse ore un primo team dell’ambasciata è stato inviato a Kahramanmara per facilitare la ricerca di Angelo Zen“, ha puntualizzato ancora Antonio Tajani. “La squadra dell’Unità di crisi della Farnesina è formata da Carabinieri e poliziotti esperti nella ricerca dei dispersi. Speriamo sempre”. Nel frattempo, dall’aeroporto internazionale Galileo Galilei sono decollati i nuovi aiuti inviati al popolo siriano, anch’esso duramente colpito dal terremoto dello scorso lunedì e in grandi difficoltà.”Dall’aeroporto di Pisa sta partendo ora un nuovo carico di aiuti che atterrerà nelle prossime ore a Beirut e sarà poi trasferito via terra in Siria”, ha spiegato in conclusione il ministro degli Esteri azzurro,”sono aiuti destinati alla Mezzaluna Rossa siriana”.

Terremoto, i morti aumentano diventa difficile seppellirli

I morti a causa del terremoto aumentano sempre di più e diventa sempre più difficili per i parenti, garantire una sepoltura adeguata. Per mancanza di tempo e anche a volte di spazio. A molte delle persone scomparse viene concessa solo una forma abbreviata dei soliti riti funebri. I corpi, quando si può, vengono puliti secondo la tradizione islamica, avvolti in un sudario bianco e calati nella terra. Sono tutte piccole consolazioni che restituiscono un poco di dignità in una settimana segnata dalle tragedie. Così è stato imposto un nuovo processo a causa della crisi del momento, che mira a onorare i defunti e a seppellirli nel tempo più breve possibile, sia per consuetudine che per salute pubblica. La presenza di un numero infinito di cadaveria ad aria aperta aumenta il rischio di diffusione di infezioni, quindi c’è necessità che vengano seppelliti nel breve tempo, anche se i riti locali prevedrebbero tempi più lunghi. Ma non si può aspettare e non si possono correre altri rischi. Il cimitero fuori dal villaggio di Kapicam, ad esempio, è stato stravolto dalle necessità di liberare costantemente gli spazi. In tempi normali, sarebbe stato un luogo silenzioso, sacro. La maggior parte dei corpi arriva nei cimiteri attraverso i camion, le ambulanze e veicoli funebri. Quasi tutti tumefatti, martoriati, spesso poco riconoscibili. Esattamente come sono stati estratti dalle macerie. Molti vengono adagiati uno accanto all’altro, spesso in gruppi numerosi, in attesa che i parenti li reclamino o che possano ricevere gli ultimi preparativi per la sepoltura. Uno scenario apocalittico, con un flusso continuo di uomini adibiti a questo disumano trasporto. Ogni operazione, per i parenti, diventa così un vero calvario. Nell’Islam, le sepolture dovrebbero avvenire il prima possibile, e molti credenti hanno espresso dubbi sulla procedura in atto. Altri, invece, sostengono che le vittime assumano lo status di martiri, una benedizione e un conforto per chi deve salutarli senza preparazione.