I social modificano il cervello degli adolescenti. Lo ha stabilito uno studio effettuato da alcuni ricercatori della North Carolina che ha messo in luce che controllare assiduamente i social media durante la prima adolescenza può essere associato a cambiamenti nella sensibilità del cervello. Gli studi non hanno permesso di stabilire se la variazione sia in positivo o meno, ma sicuramente è relativa all’area delle ricompense e delle punizioni sociali potenziali. I ragazzi che usano più frequentemente i social, infatti, possono sviluppare una ipersensibilità verso gli aspetti appena descritti, cosa che potrebbe portare che il controllo dei social diventi compulsivo e problematico. Questo è emerso da alcuni esperimenti sociali fatti dagli specialisti che hanno effettuato lo studio e hanno sottoposto i ragazzi, divisi in gruppi diversi a seconda di quanto venivano esposti ai social, anche ad una risonanza magnetica funzionale per capire meglio che influenza hanno sul cervello. Ogni volta che l’area della ricompensa viene stimolata si attiva la dopamina, un neurotrasmettitore in grado di influenzare i nostri comportamenti decisionali spingendoci a ripetere quelli che ci hanno gratificato. E se la gratificazione fosse data da un uso eccessivo e poco consapevole di un social o di un gioco online, allora potrebbe anche innescarsi una dipendenza, su cui bisogna intervenire tempestivamente.  

Social cervello adolescenti, c’è una variazione cerebrale ma non è stato stabilito se sia positiva o negativa

Il periodo adolescenziale è uno dei più importanti per lo sviluppo cerebrale, nel quale avviene una riorganizzazione seconda solo a quella tipica della prima infanzia. Il cervello si prepara all’età adulta e alcuni dei cambiamenti più profondi si verificano proprio nelle aree che rispondono alla ricompensa derivante dalle interazioni sociali. Gli specialisti  dell’Università della North Carolina che hanno effettuato lo studio, hanno provato a capire come il “fattore social media” si inserisca in queste trasformazioni, eseguendo scansioni cerebrali di ragazzi di diversa origine ed età comprese tra i 12 e i 15 anni. Gli scienziati hanno scelto un campione di circa 170 ragazzi e li hanno divisi in gruppi facendoli navigare sui social in tempi diversi e su social diversi (tra Facebook, Instagram e Snapchat). La capacità di navigare e muoversi all’interno dei social è parsa chiara già a 12 anni: sono stati individuati gli utilizzatori frequenti (che controllavano i profili più di 15 volte al giorno); quelli moderati (tra 1 e 14 volte al giorno) e quelli non abituali (meno di una volta al giorno). I ragazzi di tutti i gruppi sono poi stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale (fMRI) in tre occasioni a circa un anno di distanza l’una dall’altra, mentre giocavano a un videogame che somministrava ricompense o punizioni sotto forma di volti ammiccanti o accigliati di altri giocatori. Il cervello degli utilizzatori abituali, fin dai 12 anni, a usare i social, diventa più di frequente ipersensibile ai commenti dei coetanei, ha spiegato Eva H. Telzer, una degli scienziati che hanno effettuato lo studio. Ciò vuol dire che cresce in questi casi, l’attenzione per i ‘like’, che sono l’obiettivo di chi si nutre di social. Approvazioni dall’esterno in sostanza. Non si tratta solo di social, perché i ragazzi scelti sono stati messi anche alla prova mentre erano impegnati nei video giochi, alcuni erano incentrati sulla ricompensa a seguito di una vittoria. Mentre giocavano, questi ragazzi hanno mostrato un’attività aumentata in tre aree cerebrali: i circuiti che analizzano la ricompensa (gli stessi che si attivano quando si vince del denaro o nel valutare comportamenti a rischio); le aree che determinano quali sono gli stimoli più rilevanti nell’ambiente, e la corteccia prefrontale, coinvolta nella regolazione e nel controllo delle proprie azioni. Insomma, le variazioni comportamentali rilevate, dovute a come il cervello cambia anche probabilmente per adattamento, sono state diverse. Al momento però non è chiaro se questi cambiamenti siano in meglio o in peggio. Secondo quanto raccolto dal New York Times. La sensibilità verso le interazioni sociali potrebbe per esempio essere un tratto adattivo, che è bene imparare e che sarà utile nella vita, o al contrario potrebbe trasformarsi in una fonte di ansia sociale e depressione se non soddisfatta.