Commercio: nel 2022 sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. Un numero insufficiente a compensare la chiusura delle oltre 43mila imprese che non ce l’hanno fatta ad andare avanti. Il 2022 chiude con un bilancio negativo per oltre 20mila unità, una media di due negozi ogni ora. Il numero delle chiusure è in linea con quello degli anni pre-pandemia, mentre il numero delle aperture è più basso degli ultimi dieci anni, inferiore del -47,9%. In Italia è più facile chiudere un’attività commerciale che aprirla. Le regioni che hanno perso maggiormente le nuove aperture sono la Sardegna (-33,2% rispetto al 2021), il Piemonte (-29,3%) e l’Umbria (-27,3%).
Commercio: le parole della presidente di Confesercenti
“La ripartenza post-pandemia non è riuscita a infondere nuovo slancio alle piccole imprese del commercio al dettaglio. Aprire una nuova attività di commercio di vicinato, in un mercato crescentemente dominato da grandi gruppi e giganti dell’online, è sempre più difficile: ed i neoimprenditori, semplicemente, rinunciano, come evidente dal calo delle nuove aperture, inferiore addirittura all’anno della pandemia”, spiega Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti. “A rischio c’è il pluralismo del sistema distributivo e il servizio ai cittadini: proprio l’anno della pandemia ha dimostrato il valore della rete dei piccoli negozi – dagli alimentari alle edicole – per la popolazione. Occorre aiutare le piccole superfici di vendita a inserirsi nel mercato e a restarci. Innanzitutto, puntando di più sulle politiche attive, a partire dalla formazione imprenditoriale e dal tutoraggio delle start-up da parte delle associazioni di categoria. Ma servirebbe una spinta anche sul piano fiscale, con un regime agevolato per le attività di vicinato”.