Marghera, ritrovate ossa umane: potrebbero appartenere al corpo di Isabella Noventa, la 55enne uccisa nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016 e il cui cadavere non è stato mai ritrovato. Per quell’omicidio sono stati condannati, in via definitiva a 30 anni di reclusione, i fratelli Freddy e Debora Sorgato, e Manuela Cacco, la cui pena inflitta è di 16 anni. Di Isabella Noventa, segretaria di Albignasego, in provincia di Padova, è stata ricostruita l’intera vicenda legata al suo assassinio avvenuto a Padova sette anni fa. Ma non è stato ritrovato il corpo. Il 30 gennaio scorso sono state trovate casualmente delle ossa appartenenti a un corpo umano a Marghera, tra le frasche di un campo abbandonato in via della Chimica. Il Dna che verrà ricavato da quelle ossa sarà confrontato con quello di Isabella Noventa. Serviranno alcune settimane prima che il patrimonio genetico del teschio e di alcune ossa sia disponibile per essere comparato con quello della donna padovana uccisa. Il fascicolo è in mano al sostituto procuratore di Venezia, Davide Nalin, per il momento senza indagati.
Isabella Noventa Marghera ritrovate ossa: sono della segretaria di Padova uccisa nel 2016?
Ad oggi, le prime ipotesi delle ossa ritrovate lo scorso 30 gennaio a Marghera, in via della Chimica, farebbero propendere per un corpo femminile, se non altro per la loro grandezza. Ma serviranno settimane di accertamenti e di analisi di laboratorio per dare un nome a quei resti. Il pm di Padova, Giorgio Falcone, ha chiesto alla Procura di Venezia che sta indagando su quel ritrovamento, di essere informato sugli esiti degli esami che verranno svolti. Alcune circostanze potrebbero far propendere per l’ipotesi del corpo di Isabella Noventa. La prima è il passaggio registrato, nei giorni di quell’omicidio, e a 24 ore di distanza uno dall’altro, dei fratelli Freddi e Debora Sorgato, i due condannati a 30 anni, nelle vicinanze di via della Chimica a Marghera. Dai loro spostamenti, si potrebbe anche credere – se gli esami del Dna dovessero confermare le ipotesi – che i due avevano spostato il corpo della segretaria dal luogo in cui lo avevano tenuto nascosto fino a Marghera. Un percorso di 40 chilometri con tutti i rischi di essere scoperti. Difatti, gli spostamenti dei due fratelli sono stati agganciati dalle celle delle linee telefoniche: in particolare si sta vagliando il transito di Freddy Sorgato nella domenica del 17 gennaio 2016 quando l’uomo, partito alle 15.01 dalla sua villa di Noventa Padovana, aveva raggiunto Mestre. Alle 15.28 Freddy Sorgato era arrivato in via Malcontenta, a Marghera, e qui si sarebbe fermato per alcuni minuti, fino alle 16.10 almeno, prima di raggiungere via Bottenigo alle 16:34. Le stesse strade erano state percorse il giorno prima, sabato 16 gennaio 2016 – quando Isabella Noventa era stata già uccisa – da sua sorella, Debora Sorgato. Quella mattina la donna, insieme a sua madre Dolores Rossi, aveva fatto colazione a Camponogara, nel bar di Manuela Cacco che è stata condannata a 16 anni di reclusione. L’ipotesi è quella che Debora Sorgato avesse potuto fare un sopralluogo, prima che il fratello, il giorno successivo, provvedesse a liberarsi del corpo di Isabella Noventa.
Le ipotesi e le parole del fratello
Al momento sono solo ipotesi che troverebbero, però, un altro dettaglio ritrovato insieme alle ossa: un orologio, che verrà analizzato, e che potrebbe appartenere a Isabella Noventa. Il Dna dei resti del corpo ritrovato verranno comparati anche con quello di altre donne scomparse negli ultimi anni e mai più ritrovate. E non sempre si arriva alla loro identità: nel 2019, una mandibola umana fu scoperta su una spiaggia di Albarella e nell’aprile scorso il cadavere mutilato di una donna venne ripescato in un borsone nel Po, a Rovigo. In entrambi i casi non si è riusciti a risalire a chi appartenessero quei resti. Paolo Noventa, fratello di Isabella, non si sbilancia: “Io non mi illudo – dice a Il Resto del Carlino – ma alcune coincidenze in effetti ci sono. Mi chiedo ad esempio cosa ci facesse Freddy Sorgato quella domenica 17 gennaio a Marghera. È vero che con i suoi camion trasportava carburanti, ma il deposito da cui si approvvigionava, che io sappia, non era a Marghera. Non mi illudo – conclude – ma la speranza che si trovi il corpo di mia sorella c’è sempre”.