Potrebbe aggravarsi la posizione di Mike Pence dopo le perquisizioni effettuate nella mattinata americana dall’Fbi nell’inchiesta sui documenti segreti governativi.
Il Bureau aveva infatti accertato una prima violazione lo scorso 24 gennaio, quando vennero rinvenute una dozzina di carte segrete nella villa di Carmel, in Indiana, dell’ex vicepresidente repubblicano. Il braccio destro di Donald Trump dichiarò di non aver nulla da nascondere, anche perché fu lui in prima persona tramite gli avvocati a contattare gli organi competenti che già indagarono sul materiale rinvenuto negli edifici privati di Joe Biden e dello stesso Trump.
Il Dipartimento di Giustizia americano non ha confermato i motivi dell’ispezione ma ha precisato che l’intervento era stato precedentemente concordato.
Perquisizioni Fbi, Mike Pence in California per la nascita del nipote
Secondo giro di perquisizioni, dunque, a casa di Mike Pence: l’Fbi ha fatto irruzione in forma consensuale mentre l’ex vicepresidente si trovava altrove, probabilmente lungo la West Coast per assistere alla nascita del secondo nipote. (come già avvenuto nel primo caso, quando Pence si trovava a Washington). Presenti comunque in loco una schiera di avvocati chiamati a farne le veci.
Precedentemente, i rappresentanti del leader repubblicano avevano inviato una lettera agli Archivi Nazionali – l’agenzia governativa statunitense che gestisce la conservazione dei documenti presidenziali – avvisandoli di aver trovato documenti classificati nella casa dell’ex vicepresidente. Materiali già consegnati all’FBI e che rimangono sotto l’egida federale. La prassi, infatti, prevede che l’amministrazione presidenziale uscente consegni i documenti cosiddetti “classified” proprio agli Archivi Nazionali. Nell’episodio di febbraio, le carte furono trovate all’interno di un paio di scatole, rigidamente catalogate.
Per quanto concerne i dossier relativi al 48° e al 49° presidente degli Usa, ossia Trump e Biden, non si registrano particolari sviluppi. Certamente il tycoon è in una posizione particolarmente scomoda, se si guarda al numero di file “illegalmente detenuti” (circa 300), ma anche per Biden, che aveva attaccato il suo storico rivale, il danno all’immagine in vista delle Presidenziali 2024 è di non poco conto.