Russia la reporter contro Putin. Le immagini hanno fatto il giro del mondo, durante il telegiornale più seguito della televisione russa una giornalista irrompeva in diretta nazionale con in mano un cartello che diceva “no alla guerra”. La donna, Marina Ovsiannikova, è diventata presto un simbolo della resistenza dei russi contro il conflitto ucraino: in quel momento nel paese non si poteva dire che l’invasione dell’Ucraina fosse una guerra, né tanto meno criticarla. Ovsiannikova vive ora all’estero ed è fuggita dalla Russia subito dopo il rilascio da parte delle autorità perché nel suo paese rischia dieci anni di carcere. Oggi a Reporters sans Frontières (Rsf) dice: “Il mondo si unisca contro il regime sanguinario di Putin”.

Russia, la reporter contro Putin

“Auguro al popolo ucraino di riconquistare la loro terra, di riprendersi il loro Paese e di raggiungere la vittoria. È quasi un anno che dura. I crimini sanguinari del regime russo sono sempre più atroci. Tutta la comunità internazionale deve unirsi contro il regime”. Parole dure quelle dalla giornalista divenuta simbolo della libertà di informazione in Russia e dell’opposizione al Cremlino, che descrivono anche la realtà in cui si trova il popolo: “Tutta la Russia si trova in una bolla di propaganda. Non c’è alcun media indipendente. Solo con una connessione Vpn si può accedere alla vera informazione. Molti russi capiscono ovviamente quello che accade, ma non protestano per paura. Il potere è come una piovra, le forze di sicurezza agiscono in modo preventivo appena c’è qualcuno che prova ad alzare la testa”.

Chi è Marina Ovsiannikova?

Marina Ovsiannikova è divenuta famosa in tutto il mondo per essersi opposta all’invasione russa dell’Ucraina esponendo un cartello con la scritta “no alla guerra” durante la principale edizione del telegiornale russo. Dopo il gesto si è licenziata ed è stata arrestata dalle forze di sicurezza russe, in base alla legge che punisce la divulgazione di false informazioni sulle forze armate. Dopo il rilascio era stata posta agli arresti domiciliari in attesa del processo, ma è riuscita a fuggire e ora vive in una località protetta nel territorio dell’Unione europea. Ad aiutarla nella fuga Reporters sans Frontières, l’organizzazione non governativa che promuove e difende la libertà d’informazione e la libertà di stampa.