Nove mesi in completo isolamento in Antartide, con temperature esterne fino a -80°C, per condurre uno studio su clima e biomedicina: al via nella base italo-francese Concordia la diciannovesima campagna invernale del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), a più di tremila metri di altitudine nel continente antartico.

Una ricerca finanziata dal ministero dell’Università e della Ricerca e gestita dall’Enea, Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente, sul piano organizzativo e logistico, e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, principale ente pubblico di ricerca italiano, che avrà in mano il coordinamento scientifico.

Dodici i ricercatori selezionati per lo studio: si tratta di cinque italiani del Pnra, sei francesi dell’Istituto polare Paul Emile Victor (Ipev) e un medico tedesco dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Rimarranno isolati per quasi trecento giorni: l’inverno polare rende infatti proibitivo qualsiasi tentativo di spostamento dalla stazione. Ai ricercatori il compito di condurre studi su clima, glaciologia, fisica e chimica dell’atmosfera e biomedicina, oltre a diverse attività di manutenzione della stazione.

Studio sul clima in Antartide, i numeri della spedizione appena conclusa

Nel corso della campagna appena conclusa, coincisa con la chiusura della stazione costiera Mario Zucchelli a Baia Terra Nova, nel Mare di Ross, sono stati condotti oltre cinquanta progetti di ricerca. Svariati gli ambiti di applicazione, tra i quali scienze dell’atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia. Una ricerca che è stata complicata da alcune difficoltà ambientali, come il ridotto spessore del ghiaccio.

Alla spedizione in Antartide hanno partecipato 240 persone, tra ricercatori, tecnici e 23 esperti militari di Esercito, Marina, Aeronautica, Arma dei Carabinieri e Vigili del fuoco. I dati raccolti saranno presto elaborati e analizzati nei laboratori di diversi enti di ricerca e università italiane.

Antartide, la nave Laura Bassi raggiunge il punto più a sud dell’emisfero

Oltre che nella base Concordia, le attività di ricerca proseguono anche a bordo della nave Laura Bassi, sempre nel Mare di Ross. I rilievi dell’imbarcazione sono incentrati sulla mappatura dei fondali marini e la realizzazione di carte per la sicurezza della navigazione. Proprio nelle scorse settimane la rompighiaccio italiana, di proprietà dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs), è riuscita a raggiungere il punto più a sud dell’emisfero accessibile via nave.

Nuove analisi, profilature e attività di pesca scientifica che, come confermato dall’Enea, sono state rese possibili dalle condizioni straordinarie del mare, mai così libero dal ghiaccio. Il rientro della Laura Bassi in Italia è atteso per la seconda metà di aprile. Il prossimo passo dei ricercatori è quello di arrivare studiare il clima fino a un milione e mezzo di anni fa, studiando l’evoluzione delle temperature e della concentrazione dei gas serra sulla Terra attraverso il ghiaccio antartico.

Nonostante “imprevisti e difficoltà”, insomma, la responsabile Unità tecnica Antartide dell’Enea Elena Campana si ritiene comunque soddisfatta di una spedizione “che ha segnato una serie di successi per la ricerca italiana in Antartide”.

L’impossibilità di atterrare in prossimità delle Stazione Mario Zucchelli, a causa del ridotto spessore del ghiaccio marino, ci ha costretto a riprogrammare buona parte delle attività della campagna ma, al tempo stesso ha accelerato il primo atterraggio sulla pista semi-preparata su morena, per la quale Enea lavorava da anni insieme all’Aeronautica Militare e in collaborazione con Vigili del Fuoco.

Una pista, aggiunge la ricercatrice, “destinata a diventare in Antartide un hub internazionale al servizio della ricerca scientifica, non solo italiana”.