Dopo il via libera alla vendita della farina di grilli e sul modello di quanto già accaduto negli Stati Uniti, dove la Food and Drug Administration (Fda) ha annunciato di aver approvato un prodotto a base di carne ottenuto da cellule animali poi moltiplicate da un bioreattore, si valuta anche in Unione europea l’ok per la produzione di carne sintetica in laboratorio. A farlo sapere è un portavoce della Commissione europea nel corso della IX Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani. Una notizia che preoccupa i lavoratori del settore agricolo e che ha scatenato le polemiche di quanti si dicono contrari al mercato della carne in vitro, come la Coldiretti.
Carne sintetica Ue: ipotesi via libera, ma non tutti sono d’accordo
“Ok al cibo prodotto in laboratorio, basta che rispetti i nostri standard nutrizionali”. Con questa frase può essere riassunto il discorso tenuto dal portavoce della Commissione europea, Stefan De Keersmaecker, in occasione della IX Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani tenutasi presso il Palazzo dei Congressi di Roma. In sostanza, De Keersmaecker ha lasciato intendere che, nei prossimi mesi, si potrebbe valutare anche in Unione europea, sul modello di quanto accaduto negli Stati Uniti, il via libera al commercio di altri “novel food”, quelli prodotti in laboratorio, non solo a base di insetti, ma anche di carne, a patto che soddisfino determinati requisiti. Dopo la farina di grilli potrebbero quindi arrivare sugli scaffali dei supermercati europei anche funghi trattati con raggi ultravioletti e carne sintetica, un prodotto alimentare derivato dalla fusione di cellule staminali animali all’interno di un bioreattore. Proprio su quest’ultimo alimento si è accesa la polemica dei lavoratori del settore agricolo e non solo.
Tra polemiche e raccomandazioni degli esperti
“La carne sintetica va nella direzione opposta a quella che è la nostra idea di cibo, basata sulla valorizzazione delle nostre produzioni agricole e zootecniche, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali – ha affermato il presidente di Cia-Agricoltori, Cristiano Fini -. Al momento c’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata con ovvie conseguenze sulle aree interne con il progressivo abbandono dei territori”. Questi i timori degli agricoltori su un possibile via libera alla produzione di carne in laboratorio, sostenuti anche da alcuni dati riportati dallo studio di Nomisma elaborato proprio in occasione della Conferenza, secondo cui le start up di carne coltivata in laboratorio sarebbero passate da 13 a 117 dal 2016 ad oggi, con la conseguenza che la produzione globale dell’alimento potrebbe raggiungere le 2,1 milioni di tonnellate entro il 2030. Una lotta, quella contro la carne sintetica, portata avanti anche da Coldiretti che, già lo scorso dicembre, aveva lanciato una petizione per opporvisi: petizione che, nel frattempo, ha raggiunto le 350mila firme, incluse quelle della premier e del ministro all’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
Nonostante ciò, gli esperti assicurano che il processo di produzione della carne creata in laboratorio non è al momento proponibile per una produzione su scala industriale, visti i tempi e i costi ancora molto elevati. Ma ci sarebbero delle garanzie anche sulla salute dei consumatori: “Il processo di produzione della carne colturale è altamente controllato. Si tratta di sostanze che, anche quando sono prodotte artificialmente, riproducono molecole naturalmente presenti nell’organismo. Credo che la carne colturale possa essere più sicura di quella proveniente dagli allevamenti intensivi perché abbatterebbe il rischio della proliferazione di patogeni ma anche l’uso di antibiotici e steroidi”, ha fatto sapere Aboutpharma di Luciano Conti, professore di Biologia applicata dell’Università di Trento. Anche se dovesse esserci l’ok dell’Ue, a differenza di quanto accade in altri Paesi, come Israele e Singapore, con tutta probabilità bisognerebbe aspettare ancora molto per assistere ad un vero e proprio avvio del commercio a grande raggio.