Roma – La Federazione italiana pallacanestro ha aperto un’inchiesta interna per chiarire la posizione della società di basket “Stella Azzurra” nel caso dell’allenatore Paolo Traino arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni di un minore. La delicata indagine è stata avviata grazie alla segnalazione di alcuni collaboratori della società sportiva capitolina, insospettiti per alcuni atteggiamenti ambigui e inopportuni dell’uomo nei confronti di alcuni giovani atleti. Il coach allenava la squadra giovanile della società. Secondo la legge italiana, la società avrebbe dovuto dovuto verificare i precedenti penali di Traino (figura non adatta per lavorare accanto a dei minori). La Federazione italiana pallacanestro sta cercando quindi di far luce sull’operato di verifica nei confronti dell’allenatore.
I precedenti dell’allenatore arrestato per sospetta violenza sessuale
Non è la prima volta che Paolo Traino viene accusato di molestie sui minori. Nel 2018 era stato condannato dal gup di Perugia (in rito abbreviato) a due anni per molestie e abusi su minori. All’imputato era stato impedito di svolgere lavori che prevedessero contatti con i minori. Prima ancora della condanna nel 2015 Traino si dimise dalla società perugina “Basket academy” “Stella Azzurra”. La condanna è divenuta definitiva lo scorso dicembre ma il 55enne, nel mentre, ha continuato ad allenare.
Aperta l’indagine interna
Secondo la legge chiunque “intenda impiegare al lavoro una persona per lo svolgimento di attività professionali o attività volontarie organizzate che comportino contatti diretti e regolari con minori” deve richiedere, prima dell’assunzione, il certificato del casellario giudiziale della persona in questione. La Federazione sta cercando di capire se e quali verifiche sono state fatte dalla società “Stella Azzurra”.
Quest’ultima ha tuttavia dichiarato che Traino avrebbe fatto solo qualche lezione e ha condannato “con fermezza ogni tipo di abuso e violenza” e di restare “in attesa delle decisioni che verranno prese dalla magistratura inquirente” sostenendo “qualsiasi azione a tutela dei propri tesserati e della propria immagine”.