Foibe strage dimenticata. Sono passati 80 anni da quando migliaia di persone sono morte nelle foibe, qualcuno gettato ancora vivo e consapevole di ciò che stava succedendo. Oggi, 10 febbraio 2023 si omaggiano tutte le vittime di quel periodo, grazie al Giorno del ricordo, istituito nel 2004 come solennità civile nazionale italiana.

Da 19 anni, quindi, l’Italia tende a conservare e rinnovare la memoria della tragedia del popolo italiano e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati avvenuto nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Foibe strage dimenticata

Eppure, ancora oggi, sono tante le persone che fanno finta di dimenticare uno dei più grandi eventi storici italiani che ha visto morire migliaia di uomini della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia, uccisi dai partigiani di Tito e buttati nelle foibe. Tra questi vi erano anche i deportati nei campi croati e sloveni, anche loro morirono lì di stenti e malattie. Collaborazionisti e repubblicani, membri del Cnl, partigiani, comunisti e tutti coloro che avevano cercato di dire la loro, rimanendo travolti in un contesto di violenza.

La tragedia delle foibe è stata nominata nel corso degli anni strage dimentica proprio perché nascosta in un vortice di ipocrisia, taciuta e manipolata dalle ideologie abbandonate soltanto dopo essere stato istituito il giorno del ricordo grazie alla legge 30 marzo 2004 n. 92 attraverso cui si conserva e si rinnova “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Una solennità civile nazionale che viene celebrata il 10 febbraio lo stesso giorno in cui nel 1947 fu firmato il trattato di pace di Parigi che assegnava alla Jugoslavia l’Istria molti territori della Venezia Giulia. Ed è proprio fino a quell’anno, a partire dal 1943, che migliaia di uomini, donne e bambini, sia morti che vivi, furono gettati nelle foibe, delle spaccature naturali del terreno tipiche delle montagne del Carso.

Migliaia di vittime

Nonostante i libri di storia, i documentari e tanti progetti abbiano parlato, seppur in breve, di uno degli eventi storici più importanti avvenuti in Italia, sono ancora tante le persone che non conoscono i motivi che hanno spinto Tito e il suo esercito ad agire in questo modo, togliendo la vita a migliaia di uomini, bambini e donne.

Per comprendere il fatto da ogni punto di vista, bisogna partire dai primi anni del Novecento, quando tutte quelle politiche di integrazione e nazionalizzazione avviate da Mussolini, che obbligò gli slavi del Friuli Venezia Giulia a seguire, fallirono. Così, i croati, i serbi e gli sloveni residenti nei confini italiani, ma legati alle proprie radici, decisero di ribellarsi, riunendosi in organizzazioni antifasciste.

Da qui, l’inizio del massacro: migliaia e migliaia di persone morirono in quelle fosse, pensate che in Istria sono state trovate più di 1.700 foibe. Qualcuno vi è stato gettate dopo una veloce esecuzione, qualcun altro dopo essere stato torturato con metodi feroci, altri ancora da vivi, lasciati a morire duecento metri sottoterra circondati da altri cadaveri.

Ancora oggi risulta impossibile contare il numero di morti ma secondo alcune fonti storiche, furono sterminati dai 4 ai 6mila italiani. C’è chi parla addirittura di 15mila vittime. Fucilazioni, agonia, violenza fisica e psicologica, nessuno ha mai raccontato cosa realmente è successo in quegli anni dove la parola foiba divenne un nuovo incubo, un posto che apriva le porte dell’inferno e da cui, una volta dentro, nessuno poteva più salvarsi. Eppure, c’è chi fa finta che niente sia accaduto, entrando nel silenzio di una strage dimenticata.