Continuano le indagini degli inquirenti sulla latitanza di Matteo Messina Denaro, il super boss mafioso arrestato a Palermo qualche settimana fa e ora detenuto presso il carcere di massima sicurezza dell’Aquila Le Costarelle in regime di 41 bis. Grazie ai ritrovamenti fatti all’interno dei covi rinvenuti in Sicilia, nel Trapanese, dove per due anni il boss si è nascosto fingendosi Andrea Bonafede, sostenuto da una fitta rete di fiancheggiatori e non solo, sembra che Messina Denaro abbia viaggiato molto, prima di stabilirsi a Campobello di Mazara dove, dopo aver scoperto il suo tumore, avrebbe iniziato a curarsi. Tra i Paesi visitati ci sarebbero Spagna, Tunisia, Albania e Montenegro.

Matteo Messina Denaro viaggi durante la latitanza: dalla Spagna al Montenegro

A permettere di ricostruire i viaggi affrontati da ‘U Siccu nel corso della sua latitanza è la contabilità ritrovata nei tre covi perquisiti dagli inquirenti nel Trapanese, dove la carriera mafiosa di Messina Denaro ha avuto inizio ed è poi finita. Sembra infatti che il boss di Cosa Nostra vi sia arrivato soltanto un paio di anni fa; qui si sarebbe fermato, dopo anni di girovagare, soltanto perché obbligato ad intraprendere delle cure per il suo tumore, avvalendosi di un prestanome e di una fitta rete di fiancheggiatori pronti ad aiutarlo. A riportare i suoi ultimi spostamenti è oggi Il Messaggero, che parte da alcune segnalazioni di Diabolik nel mondo.

Una delle ultime sarebbe arrivata dalla Spagna: qui, secondo quanto riporta il quotidiano, Messina Denaro sarebbe stato avvistato in tempi recenti, forse in viaggio proprio per motivi di salute, alla ricerca di una cura efficace per la sua malattia. Sembra infatti che il boss abbia visitato diverse volte una clinica di Barcellona, la Barraquer, dove nel 1994 sarebbe stato sottoposto ad un’operazione per correggere un problema all’occhio destro, forse lo strabismo del miope elevato. Ma il boss sarebbe stato anche in Tunisia: la prima segnalazione risale in questo caso al 2010. Fu una lettera anonima a segnalare la sua presenza nel Paese: “Caro Matteo, tu che vivi nel caldo tepore dei focolari domestici mazaresi sappi che io ti vedo. Ti vedo fare la spola tra Torretta e la Tunisia con il tuo gommone a forma di pane. Ti vedo in quella farmacia di Mazara lavare via i tuoi malanni. Li vedo poi quei pizzini tuoi, volare, liberi come gabbiani, al Porto Nuovo. E vedo ancora il tuo sguardo preoccupato leggere queste parole”, diceva.

Quella dei viaggi tra Sicilia e Tunisia sarebbe, del resto, una vera e propria tradizione di famiglia per i Messina Denaro: molti collaboratori di giustizia hanno raccontato del tragitto in gommone effettuato da Don Ciccio, il padre di Matteo, senza però riuscire a dare delle motivazioni. Il boss sarebbe stato anche in Montenegro, questa volta per motivi di piacere, cioè per sfogare la sua passione per il gioco, frequentando i casinò del Paese sotto falsa identità, e in Albania, dove sarebbe stato Luca Bellomo, marito di Lorenza Guttadauro, la nipote avvocatessa del boss, a fargli da entrée, per stringere rapporti con esponenti dell’imprenditoria e delle istituzioni locali.

Infine, secondo il Messaggero, ci sarebbe la Calabria. Qui l’indizio sulla presunta presenza del boss risalirebbe al 2017: in un’intercettazione, due boss di Partanna citavano espressamente il nome “Matteo”, dicendo che “era in Calabria ed è tornato”, forse per pianificare degli incontri con altri esponenti delle cosche del luogo, anche se non si conoscono le motivazioni. Nella Regione del Sud Italia Messina Denaro sarebbe però sotto indagine con l’accusa di omicidio nei confronti di Antonino Scopelliti, il sostituto procuratore della Corte di Cassazione ucciso il 9 agosto 1991 il località Piale di Villa San Giovanni mentre faceva ritorno a Campo Calabro.