Carni sintetiche, in arrivo l’ok della Commissione europea: ecco di cosa si tratta e quali sono i passaggi e le caratteristiche dei nuovi alimenti che arriveranno presto anche nei supermercati e nelle tavole degli italiani. Bruxelles sarebbe pronta ad approvare la produzione e la commercializzazione della carne sintetica. A lasciarlo intendere, nella giornata di ieri 8 febbraio, è stato il portavoce della Commissione europea, Stefan De Keersmaecker, durante l’intervento del commissario all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, durante la IX conferenza economia di Cia – Agricoltori italiani che si è tenuta a Roma. Dopo la farina ottenuta dai grilli e altre novità riguardanti la produzione alimentare dalla lavorazione degli insetti, anche la carne potrebbe rientrare tra le novità dei “novel food”, purché alla Commissioni europea arrivino determinate rassicurazioni. Intanto, quello delle carni sintetiche è un mercato nascente ma dalle previsioni numeriche rilevanti. Basti pensare che la produzione di carne in vitro potrebbe arrivare a 2,1 milioni di tonnellate nel 2030.

Carni sintetiche, in arrivo l’ok della Commissione europea dopo la farina di insetti

Dalla Commissione europea potrebbe arrivare presto l’ok alla produzione e alla commercializzazione di carni sintetiche. Durante la Conferenza economica di Cia – Agricoltori italiani, Stefan De Keersmaecker – portavoce di Bruxelles – ha dichiarato che “i principi che sottostanno alle regole europee per la sicurezza dei nuovi cibi ci dicono i novel food devono essere sicuri per i consumatori ed etichettati correttamente in modo da non trarre in inganno chi li acquista”. Dunque, se persistono queste due condizioni, anche le carni prodotte in vitro potrebbero ottenere presto l’autorizzazione della Commissione europea come avviene per qualsiasi altro alimento da introdurre sulle tavole dei consumatori dei Paesi membri dell’Unione europea. Nuovi alimenti che possono generare dal nulla, oppure dall’utilizzo di nuove tecnologie o da nascenti processi produttivi, ma si può trattare anche di altri cibi che finora non erano mangiati dagli europei a differenza delle abitudini alimentari di altri Paesi mondiali.

Iter di approvazione farine di grilli e carne in vitro

Dal punto di visa degli adempimenti normativi, tutte i nuovi cibi – al pari con le recenti autorizzazioni ottenute in ambito europeo per la farina ottenuta dai grilli, per la larva della tarma della farina essiccata, per le larve del verme che già hanno superato l’iter di approvazione – devono seguire le regole dettate dal Regolamento 2283 del 2015, il quale specifica che l’immissione sul mercato di nuovi alimenti è sottoposta a vari requisiti. L’articolo 9 del dettato normativo specifica che la Commissione europea autorizza un “novel food” e aggiorna l’elenco dei cibi europei stabilendo “le condizioni alle quali il nuovo alimento possa essere utilizzato”. Si fa riferimento principalmente a ogni eventuale obbligo necessario a evitare, principalmente, possibili effetti nocivi per particolari gruppi della popolazione, il superamento di livelli massimi di assunzione e i rischi in caso di consumo eccessivo”. La norma stabilisce, inoltre, i “requisiti specifici aggiuntivi in materia di etichettatura, destinati a informare i consumatori finali su tutte le proprietà dell’alimento, quali la composizione, il valore o gli effetti nutritivi e l’uso previsto del cibo stesso. Infine, il nuovo alimento deve superare la valutazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che fornisce un parere scientifico nell’arco dei nove mesi successivi alla richiesta di autorizzazione.

I dati del mercato del ‘novel food’

Crescono i numeri dei cibi a base di insetti e delle carni sintetiche. Secondo il rapporto Nomisma presentato alla Conferena Economica di Cia, l’aumento dei prodotti a base di insetti in Europa toccherà le 260.000 tonnellate nel 2030, per oltre 390 milioni di consumatori; quella delle carni in vitro ha già fatto registrare investimenti per 1,3 miliardi di euro. “La carne sintetica – spiega il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini in una nota – va nella direzione opposta a quella che è la nostra idea di cibo, basata sulla valorizzazione delle nostre produzioni agricole e zootecniche, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali. Inoltre – si legge ancora – si tratta di una produzione artificiale che finisce per costare di più in termini di sostenibilità ambientale e non garantisce migliore salute e nutrizione per i cittadini. Al momento – conclude Fini – c’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata con ovvie conseguenze sulle aree interne con il progressivo abbandono dei territori“.