“Sono solo canzonette” canta Edoardo Bennato in una delle sue più belle interpretazioni ma quel testo mandava, e manda ancora, messaggi importanti alla società italiana. Altro che solo canzonette. Era il 1980. E nel 2023 al Festival di Sanremo, tra una canzone bella e una bruttina, ci sono inviti alla riflessione. Da Roberto Benigni che parla della Costituzione “perché è un’opera d’arte e canta la libertà e la dignità dell’uomo, ogni parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria come le opere d’arte” a Pegah Moshir Pour, l’attivista che si batte per i diritti delle donne iraniane e insieme a Drusilla Foer porta sul palco dell’Ariston un testo che parla dei tanti diritti negati nel paese e finisce con il celebre slogan “donne, vita, libertà”.

Tra Costituzione e diritti negati al Festival nato in una loggia massonica

E poi il monologo magistrale di Francesca Fagnani che racconta le storie dei ragazzi del carcere minorile di Nisida “che non cercano la nostra pena, perché non saprebbero che farsene” ma che vogliono gridare al mondo che non sono “criminali per sempre”. E dietro quelle sbarre ci sono ragazzi che “hanno 15 anni e gli occhi pieni di rabbia, di vuoto, hanno 18 anni e lo sguardo è perso oppure sfidante. La scuola l’hanno abbandonata ma nessuno li ha mai cercati”. Grazie a Sanremo forse si accenderà un riflettore sulla loro condizione. Grazie a quel Festival nato in una loggia massonica del Grande Oriente d’Italia, la Giuseppe Mazzini di Sanremo, per l’intraprendenza di Amilcare Rampaldi. Chissà se Amadeus o il Gianni nazionale lo ricorderanno in una di queste magiche serate. Perchè non sono solo canzonette.

Stefano Bisi