Nella giornata odierna, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto il punto della situazione sullo stato dell’economia italiana, parlando – tra le altre cose – della gestione del canone Rai in bolletta: “Quest’anno io mi sono preso la responsabilità enorme, e ho preso un sacco di critiche chiaramente da tutti, perche’ siamo arrivati ed è rimasto in bolletta, se no saltava tutto, ma diventa chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire e quindi l’anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento.”

Dal canone Rai via dalla bolletta al fondo sovrano UE

Quindi, Giorgetti è intervenuto anche sul tanto ipotizzato fondo sovrano UE che – teoricamente – si propone di essere un elemento che funge da collante tra i diversi paesi dell’Unione: “Il punto di arrivo ottimale sarebbe quello di un fondo strategico con cui l’Europa disegna davvero una strategia comune non solo su transizione energetica e digitale, ma anche su temi di cui si parla meno come difesa, aerospazio o materie prime critiche. Sarebbe l’evoluzione del concetto da cui è nato il Next Generation Eu, ma mi rendo conto che il tema non è politicamente maturo perché richiederebbe una capacità fiscale comune. Ogni Paese è libero di fare quello che ritiene, ma il punto di fondo è chiaro: si tratta di decidere se vogliamo o non vogliamo dare una risposta europea.

Giorgetti e la questione Pnrr

Poi, sugli aiuti di Stato: “Possiamo essere d’accordo con l’aumento degli spazi per gli aiuti di Stato, ma in cambio di una flessibilità ampia sulla revisione di tempi e contenuti del Pnrr e di una riforma della governance europea che non penalizzi gli investimenti strategici.

Rispetto al Pnrr, il ministro dell’Economia prova a fare chiarezza, auspicandosi una certa flessibilità anche in sede Europa: “Nel giro di due-tre settimane avremo i risultati della ricognizione sui progetti che abbiamo chiesto a tutti i ministeri. Probabilmente dovremo compiere la scelta dolorosa di rinunciare ad alcune iniziative. Nel Pnrr ci sono opere non strategiche, altre che si rischia di non riuscire a terminare entro il 2026 e mancano interventi essenziali. Ad esempio il governo punta a rendere l’Italia l’hub dell’energia dall’Africa, ma per riuscirci serve una rete in grado di trasmettere l’energia da Sud a Nord e oggi non l’abbiamo. Tra i filoni da rilanciare ci sono poi l’acciaio verde e l’idrogeno, indispensabile per una transizione energetica che non ci renda dipendenti dalla Cina.”