Case Green, domani il voto sulla direttiva europea: ecco quali sono le ultime novità, soprattutto sulle esenzioni e sulle caldaie a gas. Tra le eccezioni che potrebbero essere adottate nel dettato della direttiva nella giornata di domani, 9 febbraio, figurano quelle motivate da ragioni tecniche e di fattibilità economica degli interventi adottati per la ristrutturazione degli edifici e per migliorarne l’efficientamento energetico. Cambiano, inoltre, i target obiettivo da raggiungere da qui a dieci anni. Le esenzioni alla direttiva potranno essere richieste da ciascuno Stato membro dell’Unione europea, ma non potranno superare una determinata percentuale di tutto il patrimonio immobiliare che deve essere sottoposto alle ristrutturazioni. Per l’Italia, la percentuale è fissata al 22%, pari a 2,6 milioni di immobili. Tuttavia, su buona parte delle esenzioni la direttiva dovrebbe operare solo un rimando di qualche anno dei target da raggiungere che slitterebbero quindi al 1° gennaio 2037. Tra gli interventi che favoriscono la riduzione delle emissioni, è aperta la questione delle caldaie a gas: la direttiva coincide con il cambio di strategia dei consumi dalle fonti tradizionali a quelle rinnovabili.

Case Green, domani voto sulla direttiva europea: ultime novità su 2,6 milioni di esenzioni edifici

Si terrà domani, 9 febbraio, il voto in Commissione Industria, ricerca ed energia dell’Europarlamento sulla direttiva Casa Green, il provvedimento che mira alla ristrutturazione degli edifici di tutti i Paesi membri dell’Unione europea secondo standard di riduzione delle emissioni e di efficientamento energetico. Tra le ultime novità, i gruppi politici dei partiti dei Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra starebbero per raggiungere un compromesso sugli obiettivi da raggiungere da qui a dieci anni. l target sono due: si passa dalla classe energetica “F” proposta inizialmente alla classe “E” entro il 2030, e dalla “E” alla “D” entro il 2033. Ma si ampliano le casistiche per le quali uno Stato membro può richiedere l’esenzione per un certo numero di immobili che, altrimenti, sarebbero costretti a subire interventi di ristrutturazione. Tra i nuovi criteri, rientra anche il prezzo delle materie prime, insieme all’impossibilità tecnica di portare avanti i lavori. Ulteriore novità riguarda la scarsa disponibilità di manodopera qualificata. Motivi che vanno ad aggiungersi ad altri, più “classici”, di impossibilità di effettuare lavori di ristrutturazione e che dovrebbero ottenere, presumibilmente, il consenso dei partiti. Si va dalle esenzioni per gli edifici storici di particolare pregio architettonico, ai luoghi di culto, alle seconde case se usate per un breve periodo all’anno (il tetto dovrebbe essere di quattro mesi), fino agli edifici temporanei e autonomi con superficie non superiore ai 50 metri quadrati. Tutte le motivazioni, nelle intenzioni del legislatore, avranno però un limite quantitativo nella richiesta di ciascun singolo Stato: per l’Italia, rispetto al patrimonio immobiliare, non dovrebbe superarsi la percentuale del 22% degli immobili per i quali viene richiesta l’esenzione, pari a 2,6 milioni edifici. Considerando che nella direttiva dovrebbero entrare anche le abitazioni residenziali pubbliche, il tetto non è troppo elevato.

Nodo caldaie a gas per l’efficientamento energetico degli edifici

La votazione di domani avverrà su un testo che è ancora lontano dall’essere definitivo, ma che già traccia le linee essenziali della direttiva Case Green. Ci sarà da discutere sugli impianti e, nello specifico, delle caldaie a gas. Il testo contenuto nella direttiva vieta l’utilizzo di caldaie a combustibili fossili, come quelle a gas. In caso di ristrutturazione, con il recepimento della nuova normativa da parte degli Stati membri, non si esclude che gli stessi possano adottare la possibilità di interventi su caldaie a gas già certificate per funzionare con energie alternative, come i gas rinnovabili. Lo stesso discorso riguarda i sistemi ibridi per i quali le caldaie a condensazione sono integrate con le pompe di calore, messe in funzionamento da un’unica centralina. Specifiche tecniche per le quali, dunque, si attendono disposizioni dalla direttiva la cui discussione entrerà nel vivo domani.