Sono immagini di totale devastazione, quelle che arrivano dalla Siria, dove il forte terremoto verificatosi al confine con la Turchia va ad aggiungersi alle difficoltà provocate dalla guerra, dal Covid e dal colera. Preoccupa, in particolare, la situazione ad Aleppo, dove le scarse condizioni igieniche, rese ancor più drammatiche dal sisma, potrebbero provocare una vera e propria epidemia, fino ad ora contenuta nella diffusione grazie al lavoro dei volontari e delle Nazioni Unite.
Epidemia di colera in Siria: preoccupa la situazione ad Aleppo, dopo il sisma
“Il governatorato di Aleppo, quello più colpito dal terremoto, ha una popolazione di oltre 4 milioni di persone. La sola città di Aleppo ha oltre un milione e mezzo di abitanti per cui parliamo di numeri grandi di persone colpite, che crescono di ora in ora”, ha spiegato negli scorsi giorni ai microfoni di Fanpage Giovanni Cesari, responsabile dell’unità emergenza di WeWorld, organizzazione che da anni si impegna per i diritti di donne e bambini in 27 Paesi del mondo. “Parliamo di una popolazione che da 12 anni vive una guerra tra le più atroci dell’ultimo secolo – ha proseguito -. Il sisma è un disastro naturale che si va ad aggiungere alle crisi che la Siria sta affrontando, da quella economica al conflitto al Covid fino all’epidemia di colera che va avanti da diversi mesi”.
I primi contagi risalgono, in effetti, alla scorsa estate; ma il sisma, che si aggiunge al freddo del periodo invernale, potrebbe rischiare di peggiorare la situazione. “Siamo molto preoccupati”, ha dichiarato al Sir Filippo Agostino, referente della Fondazione Avsi per la Siria, che si trova attualmente ad Aleppo. “L’epidemia di colera è scoppiata alla fine di agosto dello scorso anno. È partita dalle campagne circostanti di Aleppo, è arrivata in città, e si è diffusa nel nord-ovest e nel nord-est del Paese con più di 1.000 casi accertati, con diarrea acuta. Si sono contati una sessantina di morti. Numeri che fanno di questa epidemia una delle più grandi, se non la più grande attualmente al mondo di colera. Nemmeno Haiti o la Somalia presentano questi numeri”.
Tra le cause dell’epidemia ci sarebbero, in particolare, “la mancata manutenzione delle condotte idriche, il limitato aiuto umanitario e pubblico dovuto a motivi politici che non ha permesso grandi lavori infrastrutturali e poi la siccità degli ultimi mesi”. “Il colera – ha proseguito Agostino – è uno dei simboli del decadimento socio-economico della Siria determinato dalla guerra, dalla povertà, dalle sanzioni che pesano tantissimo sulla popolazione”. Grazie al lavoro dei volontari, che hanno agito in collaborazione con le Nazioni Unite, finora si era riusciti a contenere la diffusione dei contagi; dopo il sisma, che ha reso ancora più drammatiche le condizioni igieniche in città, il rischio è che l’epidemia possa allargarsi.
Agostino non nasconde la sua preoccupazione. “Gli ultimi due anni, tra guerra, Covid e colera, ora il sisma, la gente è disorientata e non riesce a reagire a queste tragedie. La speranza per un futuro migliore nutrita in qualche modo sotto la guerra oggi non esiste più. Sarà importante sostenerli in ogni modo; è bello vedere tanta solidarietà, ma servirebbe un allentamento delle sanzioni alla Siria perché molto utile a livello umanitario” ha aggiunto. “Come Avsi avevamo previsto di partire con cliniche mobili dall’ospedale St. Louis di Aleppo per andare nelle estreme zone rurali per portare cure. Ora con il terremoto è cambiato l’obiettivo, non solo il colera ma anche il recupero psico-fisico delle persone”. A questi drammi si aggiunge anche l’emergenza alimentare, resa ancora più evidente dal sisma, con milioni di persone già povere rimaste senza una casa e senza cibo.