Sono stati fermati questa mattina dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Torino i cinque giovani, tre dei quali minorenni, accusati del ferimento di Mauro Glorioso, il ragazzo palermitano colpito da una bici lanciata oltre la balaustra di Piazza Vittorio Veneto, sulla passeggiata dei Murazzi, lo scorso gennaio. I ragazzi, tutti tra i 15 e i 18 anni, dovranno rispondere dell’accusa di tentato omicidio. Ancora in ospedale la vittima, uscita dal coma qualche giorno fa.

Ragazzo colpito da bici Torino: individuati i responsabili

Le indagini dei carabinieri erano iniziate la notte del 21 gennaio scorso, quando Mauro Glorioso, studente palermitano di 23 anni, era stato colpito alla testa da una bicicletta elettrica di bike sharing lanciata dalla balconata del lungo Po Cadorna-Murazzi, mentre era in fila per entrare alla discoteca The Beach con una decina di amici. Subito ricoverato in condizioni gravi, il ragazzo si è svegliato dal coma solo qualche giorno fa, ma si troverebbe ancora in terapia intensiva presso il Cto di Torino.

“Potevi essere tu” recitava lo striscione lungo una decina di metri appeso sul ponte di Piazza Vittorio dagli amici e compagni di università del ragazzo in occasione di un flash mob organizzato con l’obiettivo di toccare la coscienza dei responsabili e spingerli a costituirsi. “Dobbiamo dare tutti una mano alle indagini svolte dai carabinieri, quindi il mio appello è a tutte le ragazze e ai ragazzi che quella sera erano lì e hanno visto qualcosa”, aveva detto il Sindaco. “Rivolgetevi alla stazione dei carabinieri più vicina o chiamate il 112 senza alcun timore”.

Proprio grazie alle testimonianze raccolte sul posto e nei giorni successivi e attraverso l’analisi dei filmati delle videocamere di sorveglianza dell’area, circa 120 tra quelle cittadine e private, per un totale di oltre 10 ore di registrazioni, è stato possibile per gli inquirenti dare un volto e un nome ai responsabili, ora indagati con gravi indizi di colpevolezza per tentato omicidio. Si tratterebbe, in particolare, di cinque giovanissimi: due diciottenni e tre minori tra i 15 e i 17 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i giovani, giunti presso il lungo Po Cadorna, dopo essersi affacciati alla balconata avrebbero preso la bici e l’avrebbero lanciata di sotto senza un apparente motivo. Poi si sarebbero dileguati a bordo di un autobus pubblico, dirigendosi verso i loro quartieri di provenienza: a Barriera di Milano i maggiorenni, a Borgo Vittoria i minorenni.

Come viene punito il tentato omicidio?

Il tentato omicido, a differenza del delitto consumato, è un delitto non compiuto per ragioni indipendenti dalla volontà del colpevole, come in questo caso. A disciplinarlo è l’articolo 56 del Codice penale, secondo cui è chiamato a risponderne “chi compie atti idonei, diretti in modo non equivoco a commettere un delitto” nella circostanza in cui “l’azione non si compie o l’evento non si verifica”: la vittima non muore; tuttavia, il soggetto criminale voleva compiere il delitto ed ha cercato di farlo in modo inequivocabile. Diversi sono i casi dell’omicidio colposo e preterintenzionale: nel primo caso una persona muore, ma il reo non aveva intenzione di ucciderla (come nel caso dell’investimento di un pedone); nel secondo caso, una persona muore, ma il criminale ha agito con l’intento di ferirla o procurarle delle lesioni, non di ucciderla. “Il colpevole del delitto tentato è punito – secondo la legge – con la reclusione non inferiore a dodici anni, se la pena stabilita è l’ergastolo; e, negli altri casi, con la pena stabilita per il delitto, diminuita da un terzo a due terzi. Se il colpevole volontariamente desiste dall’azione, soggiace soltanto alla pena per gli atti compiuti, qualora questi costituiscano per sé un reato diverso. Se volontariamente impedisce l’evento, soggiace alla pena stabilita per il delitto tentato, diminuita da un terzo alla metà”.