La pensione anticipata a 41 anni per tutti, rischia di diventare l’ennesima speranza illusoria per tanti lavoratori. Nel 2024 è probabile che non sarà possibile andare in pensione con il solo montante contributivo, quindi in molti potrebbero dover dire addio anche alla regolare pensione anticipata con 41 – 42 anni di contributi.

Per assurdo, c’è chi inizia a rimpiangere le vecchie regole imposte dalla legge Fornero. Cosa sta succedendo? Perché, i lavoratori rischiano di non poter più utilizzare la vecchia e cara pensione anticipata ordinaria? Oltretutto, appare difficile l’introduzione di Quota 41 per tutti.

Analizziamo ora, nel dettaglio, le principali informazioni su Quota 41 per tutti. In particolare, sulle condizioni che potrebbero portare all’operatività della pensione anticipata con 41 anni di contributi nel 2023.

Pensione anticipata 2023

La vera riforma delle pensioni non è ancora partita, ancora al vaglio di discussione tra sindacati e maggioranza politica. Tuttavia, le prime impressioni emerse dopo l’incontro tra l’Esecutivo e le parti sociali, ha lasciato l’amaro in bocca.

Infatti, pare che sia subentrata una nuova mozione all’ordine del giorno che porterebbe dei correttivi per la pensione anticipata ordinaria.

Le difficoltà non sono poche, specie considerando che la misura è attiva, ma strettamente riservata a una specifica categoria di lavoratori. Oltretutto, solo per il 2023 è stata introdotta Quota 103 con 62 anni con 41 anni di contributi maturati entro la data del 31 dicembre 2023.

Quando è possibile andare in pensione con 41 anni di contributi?

Le maggiori pressioni sul sistema pensionistico italiano arrivano dalla finanza internazionale, che da tempo spinge l’Italia nel rientro dei conti pubblici. In un quadro non facile, le pensioni degli italiani sono la questione da risolvere quanto prima, dunque maggiormente esposte al rischio di una inadeguata sostenibilità finanziaria.

Per questo motivo, non passerà molto, ma ben presto la Commissione Europea ritornerà sull’affannosa questione della destabilizzazione dei conti pubblici italiani.

In sintesi, si ripercorrono i passi del 2011, quando il primo effetto della crisi del debito aprì la porta alla riforma Fornero, lasciando scivolare il governo Berlusconi. Un chiaro ritorno al passato evidenziato anche da Investireoggi.it.

Le ultime dichiarazioni dell’INPS sulla stabilità dei conti non promettono nulla di buono, anzi non si parla più dati consoni alla previdenza italiana, ma bensì, di un buco di almeno 10 miliardi di euro per il 2023.

 Alla luce di questi elementi, appare normale chiedersi, se sarà istituita Quota 41 per tutti. La misura previdenziale potrà essere attuata? I lavoratori potranno andare in pensione con 41 anni di contributi, senza il requisito anagrafico? Non sono poche le domande poste su questo delicato argomento. D’altra parte, non si può nascondere che la misura non è stata introdotta per non rischiare di destabilizzare ulteriormente la sostenibilità finanziaria del Paese.

La spesa previdenziale ruota su un valore complessivo di 335 miliardi, favorendo i canali d’uscita con l’introduzione di nuove prospettive previdenziali potrebbe non giovare ai conti pubblici. In quanto, si spingerebbero i lavoratori ad accelerare un piano pensionistico, con effetti disastrosi sulle politiche sociali.

Quota 41 per tutti, quando sarà realizzata?

I sindacati e la Lega spingono nel facilitare l’uscita dal mondo del lavoro, per permettere al lavoratore di andare in pensione molto prima della soglia dei 67 anni di età, così come previsto per la pensione di vecchiaia.

Peraltro, non esiste la presenza di un vantaggio sociale legato all’uscita anticipata a 41 anni di contributi per tutti.

Ad oggi, i lavoratori che hanno maturato 41 e 42 anni e 10 mesi di contribuzione, in tutta tranquillità possono richiedere la pensione anticipata ordinaria.

Secondo numerosi esperti, per rendere sostenibile Quota 41 per tutti i lavoratori, sarà necessario introdurre nella misura il vincolo contributivo. In altre parole, applicare le regole poste in essere per Opzione donna e condizionare un’uscita anticipata alla presenza del solo sistema contributivo.

A queste condizioni, la misura potrebbe essere messa a regime prima della fine della legislatura, probabilmente tra il 2025 e il 2026