Ha tentato il suicidio in carcere, dopo essere stato arrestato dalle Guardie rivoluzionarie per aver partecipato alle proteste dopo la morte di Mahsa Amini: protagonista un ragazzo di 16 anni della città di Zahedan, in Iran.

Risalgono a inizio gennaio i primi problemi del giovanissimo manifestante con la giustizia iraniana: dopo il suo arresto per la partecipazione alle agitazioni, il 16enne ha tentato di suicidarsi per sfuggire alle tragiche condizioni carcerarie, ma è stato salvato.

Proteste in Iran, i manifestanti del carcere di Evin cantano dietro le sbarre

A conferma delle gravi condizioni del giovane in carcere c’è la testimonianza di alcuni attivisti, che avrebbero svelato i contenuti di una sua recente telefonata con la madre, dove il 16enne raccontava di “essere stato sottoposto a gravi torture, abusi sessuali e a confessioni forzate” nella sezione del carcere per i minori.

Si tratta solo dell’ennesima segnalazione relativa a suicidi o tentati suicidi da parte di manifestanti adolescenti in carcere o dopo il rilascio, come confermato da Iran International.

Nel frattempo i prigionieri del carcere di Evin, a Teheran, cantano l’inno delle proteste premiato ieri, lunedì 6 febbraio, con un Grammy come miglior brano che isipira il cambiamento sociale. Come si può udire in un audio ripreso da alcuni media iraniani non allineati al regime, infatti, i detenuti di Evin cantano “Baraye“, ideata dal 25enne Shervin Hajipour. A pubblicare l’audio sui social anche l’attivista Shahriyar Shams, che ha commentato i fatti su Twitter.

Oggi, quando questa canzone ha vinto un Grammy, oltre a congratularmi con Shervin, volevo fargli sapere che la sua canzone è cantata anche sul pavimento della prigione.

A settembre la traccia ha ottenuto oltre 40 milioni di clic sul web nel giro di 48 ore, diventando un autentico simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran. Il suo autore vive in Iran: era stato arrestato, ma poi è stato liberato su cauzione.