Scuola, assunzioni docenti 2023/2024: ipotesi “doppio canale”, uno è quello della I fascia delle graduatorie Gps. Arriva dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ai sindacati una proposta per la fase transitoria 2023, ovvero quella del “doppio canale” per le assunzioni degli insegnanti di settembre prossimo. L’obiettivo è quello di arrivare alle 70.000 nuove immissioni in ruolo entro il 2024, buona parte delle quali da raggiungere attraverso la stabilizzazione dei docenti precari che hanno già 36 mesi di servizio nella scuola, maturati negli ultimi cinque anni. Il doppio canale vedrebbe anche la stabilizzazione dei docenti che si trovano nelle graduatorie di merito per aver vinto gli ultimi concorsi nella scuola. Quella del doppio canale delle assunzioni è una procedura che non è stata ancora presentata a Bruxelles per avere l’ok definitivo: il punto da chiarire alla Commissione europea riguarda soprattutto l’anno di prova dei neoassunti, periodo che dovrà servire per una valutazione degli aspiranti docenti dal punto di vista della qualità dell’insegnamento.
Scuola, assunzioni docenti 2023/2024: come avvengono le immissioni in ruolo con il ‘doppio canale’?
Le assunzioni dei docenti per l’anno scolastico 2023/2024 andranno nella direzione di immettere in ruolo gli insegnanti che hanno alle spalle tre anni di servizio nella scuola. Il ministero di Viale Trastevere e i sindacati sarebbero d’accordo sul bacino di reclutamento degli insegnanti: si tratterebbe dello scorrimento della I fascia delle graduatorie per le supplenze (Gps), dal momento che il percorso delle assunzioni tramite concorsi ordinari dei laureati con 60 crediti formativi universitari (Cfu) è ancora tutto da costruire, in particolare per tutto quanto attiene ai corsi formativi che devono tenersi presso gli atenei e l’organizzazione delle materie di studio. Quello delle assunzioni dei precari, nella nuova fase transitoria che si aprirà a settembre prossimo, è l’unica alternativa che il ministero dell’Istruzione potrebbe mettere in piedi: si tratterebbe di assumere docenti dalla prima fascia delle Gps con contratto a tempo determinato e, dopo l’anno di prova, stabilizzarli. Non prima di averne valutato la qualità dell’insegnamento con un esame light a conclusione dell’anno di tirocinio. I crediti formativi universitari mancanti dovrebbero essere conseguiti dagli insegnanti in itinere, durante l’anno di prova.
Stabilizzazione insegnanti precari e nuovi concorsi
In questo modo, il ministero dell’Istruzione non solo punterebbe ad accontentare le richieste di Bruxelles, ma inizierebbe anche a svuotare il bacino dei precari attualmente presenti nelle graduatorie per le supplenze, in vista dei concorsi ordinari che saranno messi a bando, però, solo dal 2024. Per il prossimo anno scolastico, infatti, non si fa più in tempo a mettere a sistema la formazione dei candidati ai concorsi ordinari con i 60 crediti formativi da raggiungere, nonché il concorso stesso. Il ripristino del doppio canale, come avveniva fino a poco tempo fa con le graduatoria a esaurimento (GaE) – ormai vuote per parecchie classi di concorso – avrebbe l’altro 50% delle immissioni in ruolo autorizzate dai vincitori degli ultimi concorsi. Sui tempi di attuazione della normativa delle assunzioni nella scuola da settembre prossimo, non ci sarebbero i tempi tecnici per arrivare a una definizione nella conversione in legge del decreto legge 198 del 29 dicembre 2022 (decreto “Milleproroghe”): è molto più plausibile che il governo adotti le novità sul reclutamento in un successivo provvedimento di legge. L’obiettivo delle 70.000 assunzioni nella scuola entro il 2024 è improrogabile per ottenere le risorse individuate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): al progetto della fase transitoria sta lavorando anche il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, in collaborazione con Giuseppe Valditara, che comunque è ben cosciente che il meccanismo del doppio canale non può durare a lungo. La questione dei docenti precari e della loro stabilizzazione richiede interventi urgenti, così come la riforma del reclutamento con concorsi ordinari e a cadenza annuale come promesso a Bruxelles.