Gli aggiornamenti sulla guerra in Ucraina riguardano soprattutto l’eco mediatico delle parole pronunciate ieri da Antonio Guterres, segretario generale Onu, il quale non solo ha ribadito che le prospettive di pace sono sempre di meno, ma che al contempo cresce il timore di un’escalation militare.

Parlando di evoluzione sul campo la situazione è abbastanza statica. Le milizie russe continuano a perseguire l’obiettivo di conquistare il Donbass, ma la resistenza ucraina per il momento non cede. Bombardamenti a Makiivka (Donetsk), dove l’esercito di Kiev si è avvalso dell’attrezzatura fornita dalla Nato. Raid aereo anche a Pervomaysk (Lugansk), in entrambi i casi non si segnalano danni. A nord, il Dipartimento della Difesa ucraina denuncia esplosioni nelle regioni di Kharkiv e Sumy, con danni a un ospedale. A sud è tornato a riaccendersi il fronte di Kherson, con le due linee separate dal fiume Dnepr. Colpita la sottostazione elettrica di Novaya Kakhovka.

A proposito di Donbass, il viceministro Viktoriya Abramchenko ha dichiarato che il governo stanzierà 150 milioni di rubli (l’equivalente di 2 milioni di euro) per applicare misure ambientali nelle regioni di Donetsk e Lugansk.

Il 7 febbraio il Parlamento ucraino ha nominato Vasyl Maliuk capo del Servizio di sicurezza ucraino su suggerimento del presidente Volodymyr Zelensky. Prende il posto di Ivan Bakanov, licenziato con disonore nello scandalo di corruzione.

Guerra in Ucraina, Svizzera pronta a rinunciare a neutralità

Guerra in Ucraina, le ultime notizie.

Il senatore statunitense Rob Portman ha dichiarato che la Cina dovrebbe esortare la Russia a fermare la sua operazione militare speciale in Ucraina come forma di penitenza per riparare ai danni causati dall’incidente con il pallone “spia” cinese che ha sorvolato l’America. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden avrebbe inoltre in agenda una visita in Polonia per commemorare l’anniversario dell’invasione all’Ucraina.

Per diversi Paesi incerti e titubanti nel sostegno militare all’Ucraina c’è la Svizzera che si dichiara pronta a rinunciare alla sua neutralità, schierandosi a favore di Kiev. Il caso è in discussione all’intero del Parlamento elvetico, con la leader dei liberaldemocratici, Thierry Burkart, che ricorda come Berna sia parte del mondo occidentale. Sua la firma di una proposta al governo centrali per “consentire l’esportazione di armi verso quei Paesi che condividono valori democratici simili”.

Sul polo opposto si colloca il popolare David Zuberbüller, preoccupato soprattutto delle possibili ripercussioni economiche di un coinvolgimento nel conflitto la cui scadenza è sempre più prolungata. Posizione condivisa anche dai Verdi.

Da ieri è ufficialmente scattato il veto all’importazione di prodotti petroliferi russi come parte del nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca. Tuttavia l’Ue ha precisato che il greggio sovietico può essere raffinato o trasformato con del petrolio prodotto in un Paese terzo: così facendo il prodotto lavorato e finito non sarà più soggetto al price cap già in vigore da circa un mese.