Proseguono le indagini degli inquirenti sull’omicidio di Yana Malayko, la 23enne di origini ucraine trovata morta il primo febbraio scorso nelle campagne tra Castiglione dello Stiviere e Livorno dopo giorni di ricerche. Sul corpo, rinvenuto all’interno di una valigia gettata tra i rovi nei pressi di un’azienda florovivaistica, sono già stati condotti gli esami autoptici disposti come da prassi: i risultati mostrerebbero che la giovane è stata strangolata con forza e, secondo un’ipotesi del medico legale, potrebbe essere stata chiusa all’interno del trolley ancora prima di morire. In carcere, con l’accusa di omicidio, c’è l’ex fidanzato della vittima, Dumitru Stratan.
Yana Malayko autopsia: cosa rivelano i risultati
Sono i risultati degli esami autoptici disposti sul corpo della vittima a rivelare i suoi ultimi, tragici istanti di vita. Secondo quanto emerso dall’analisi effettuata dal medico legale, la giovane 23enne, di origini ucraine ma cresciuta in provincia di Bergamo, sarebbe stata uccisa in casa, con una spranga e avrebbe tentato di difendersi, prima di perire. “Presenza di lesioni multiple di natura contusiva apprezzabili in sede cranico-facciale e cervicale”, scrivono i medici.
E ancora: “Sul corpo ci sono segni compatibili con asfissia meccanica violenta”. Nel dettaglio, “sono presenti lesioni di natura contusiva consistenti in ecchimosi-escorazioni superficiali, fra cui quelle identificate in corrispondenza della superficie dorsale delle dita della mano sinistra possibilmente compatibili con ‘lesioni da difesa’. Dal decesso della giovane, al posizionamento in decubito laterale-prono all’interno della valigia in cui è stata rinvenuta, è trascorso un tempo di alcune ore”.
L’ipotesi del medico legale è che la giovane possa essere stata chiusa all’interno del trolley ancora agonizzante, prima di morire. A denunciare Dumitru Stratan, unico imputato dell’omicidio di Yana, nonché ex fidanzato della ragazza – in carcere dal 20 gennaio scorso – sarebbe stata la sorella, molto legata alla giovane, a cui l’uomo avrebbe confessato il delitto. Nella sua casa e nella sua auto gli inquirenti avrebbero poi rinvenuto, nel corso di alcune perquisizioni, tracce di sangue compatibili con quelle della vittima.
Nonostante ciò, l’imputato non ha mai confessato di aver ucciso la 23enne e più volte, in carcere, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dalle indagini degli inquirenti è emerso che il ragazzo avesse chiesto ad amici e conoscenti di rivelargli tutti gli spostamenti dell’ex compagna. Poi, il 14 gennaio, avrebbe chiesto a Yana un incontro chiarificatore: incontro che la ragazza avrebbe rifiutato, scatenando l’ira del presunto killer, che avrebbe anche minacciato di ucciderla nel caso fosse venuto a conoscenza di una relazione tra lei e un loro conoscente.
In effetti sembra che la ragazza avesse da poco intrapreso una nuova storia, con Andrei. Dumitru potrebbe quindi aver agito per gelosia, non avendo accettato la fine della loro relazione. L’omicidio sarebbe avvenuto all’interno dell’appartamento che la vittima condivideva con il titolare del bar in cui lavorava e la sorella del presunto omicida, dove quest’ultimo si sarebbe recato con la scusa di riconsegnare a Yana il cagnolino Bulka, malato. Un inganno, pensato per introfularsi nella sua casa e ucciderla. Poi avrebbe trascinato il corpo fino alla porta posteriore del condominio, come mostrano i filmati delle videocamere di sorveglianza, mettendolo nella sua auto per trasportarlo fino al luogo del ritrovamento.
Le parole della madre di Yana dal Canada
“Molto spesso abusava di alcol e scompariva in compagnia di amici fino al mattino, ma lei non voleva assolutamente cambiarlo”, ha raccontato la madre di Yana, residente in Canada, parlando dell’ex compagno di sua figlia, l’uomo indagato per l’omicidio e in carcere dallo scorso gennaio. Sempre secondo il suo racconto, la giovane sospettava anche che “facesse uso di droghe” e, sfinita dai suoi comportamenti, lo aveva lasciato. “Lui l’ha definita ‘traditrice’ e ha cercato di farla sentire in colpa”.