Sale ulteriormente il numero delle vittime del terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria: al momento è pari a 3.613. Le autorità turche – scrive l’AGI – hanno riferito che 2.316 persone hanno perso la vita nel sisma di magnitudo 7.8. In Siria sono invece quasi 1.300, secondo il ministero della Salute e i soccorritori. Hatay, Gaziantep, Kilis, Urfa, Adiyaman, Osmaniye, Malatya, Kahramanmaras, Adana, Diyarbakir sono le principali città che oggi contano i morti.
Grossolani sono anche i numeri relativi agli edifici crollati. In Turchia, infatti, sono stati almeno 5.606 i crolli durante e dopo il terremoto. Lo rende noto l’Agenzia turca per la gestione dei disastri e delle emergenze (Afad) precisando che sono 19.574 i soccorritori che lavorano attualmente nella regione del terremoto.
Terremoto Turchia, il dramma dentro i numeri dei morti: piange anche il mondo dello sport
È un dramma nazionale e collettivo che, con lo scorrere delle ore, rivela dettagli sempre nuovi e sconvolgenti. Ad esempio, a piangere, tra gli altri, è il mondo del calcio. È stata acceratata la morte di Ahmet Eyüp Tuerkaslan, 28 anni portiere della squadra Yeni Malatyaspor che milita nella seconda lega turca. Sono stati dichiarati morti anche l’ex attaccante della nazionale siriana Nader Joukhadar assieme a suo figlio. È scomparso, invece, un altro calciatore ben più famoso delle nostre parti: Christian Atsu. Il 31enne ghanese, attualmente calciatore del Hatayspor, ha un passato nel Porto, Vitesse, Chelsea, Everton, Bournemouth, Malaga e Newcastle. Di lui non si hanno tracce e la possibilità che sia rimasto coinvolto sotto le macerie è, a questo punto, concreta. La federazione calcio turca ha annullato tutte le gare. Nel tweet in cui lo annuncia la federazione scrive: “Auguriamo la misericordia di Dio ai nostri cittadini che hanno perso la vita nel terremoto che ha gettato il nostro Paese nel lutto, le nostre condoglianze alle loro famiglie, ai parenti e alla nostra nazione, e una pronta guarigione ai nostri feriti”.
Erdogan indice 7 giorni di lutto. Il mosaico delle relazioni internazionali
Il terremoto in Turchia (nello specifico due terremoti scatenatisi attraverso quattro scosse di grado compreso tra 6,4 e 7,7) ha dissestato il paese. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato 7 giorni di lutto nazionale e le scuole di tutto il Paese rimarranno chiuse fino al prossimo 13 febbraio. Il Presidente ha specificato di aver ricevuto proposte di aiuto da 45 Paesi al di fuori della Nato e dell’Unione Europea. La Germania – scrive l’AGI – è stata la prima a fornire aiuti. Ma Erdogan ha ricevuto telefonate anche dagli amici storici della Grecia, da Israele e finanche dal Presidente francese Emmanuel Macron. Così come da Zelensky e da Putin con il quale, inevitabilmente, dovrà scattare un coordinamento. Il sisma ha infatti generato una catastrofe che riguarda il confine tra Siria e Turchia, la stessa area rispetto a cui Erdogan e Putin hanno raggiunto diverse intese negli ultimi anni, un territorio in cui giacciono due enclave sotto il controllo di Ankara.
Il terremoto più disastroso dal 1938: la situazione attuale
Il terremoto che ha colpito la Turchia nelle scorse ore è tra i peggiori di sempre nella storia del paese. L’ultimo intervento per un terremoto in una zona densamente popolata fu a Smirne nel 2021. La città della costa egea fu colpita da un sisma di grado 6,6 che fece 117 vittime.
Stavolta però la Turchia si trova dinanzi a una catastrofe di portata ben diversa e l’organizzatissima macchina dell’Afad, che ha estratto più di 6 mila persone nella giornata di oggi, potrebbe non bastare. Per ritrovare une evento naturale così devastante bisogna tornare indietro fino al 1938. Il Paese è attraversato da due faglie, la anatolica e la africana, a nord e a sud, generate dalla spaccatura della placca arabica che coincide con il sud est del Paese.