Terremoto Castello Gaziantep. E’ crollato il Castello di Gaziantep. Uno dei simboli del terribile sisma che si è abbattuto sulla Turchia, colpendo di riflesso anche la Siria, è sicuramente il crollo Castello di Gaziantep. Sono numerose le immagini che circolano del prima e il dopo. Il Castello di Gaziantep era uno dei monumenti nominati patrimonio dell’Unesco. Un edificio monumentale fortificato, situato nel centro-città, a Gaziantep, nella Turchia asiatica. La posizione lo vedeva collocato su una collina ad un’altitudine di circa 25 metri sul livello del mare. La sua origine risalirebbe a circa 6000 anni fa, al periodo degli Ittiti su cui poi fu costruita l’edizione definitiva (quella crollata oggi 6 febbraio 2023 a causa del terremoto), i romani vi stabilirono la loro fortezza, circa 2000 anni fa.

Terremoto Castello Gaziantep, era patrimonio dell’Unesco

Ha resistito quindi a tanti altri forti sismi, gli ultimi nel dicembre del 1939 nella zona di Erzincan, magnitudo 7.9, che fece 30mila morti. Più recentemente, nel 1999 due scosse con magnitudo superioe a 7.4 gradi fecero quasi 20 mila morti. Oggi, oltre alla moltitudini di vittime, c’è da registrare anche la scomparsa di un monumento storico. La sua fondazione risale agli Ittiti che per primi realizzarono un vedetta militare, si è ipotizzato che il castello venne edificato su un tumulo risalente a 6 mila anni fa (età calcolitica), quando nelle sue vicinanze fra il II e III secolo a.C. vi era una piccola città ittita chiamata Tebano. Millenni più tardi, sopraggiunti i Romani, la trasformarono in una fortezza tra il II e III secolo d.C. L’attuale forma si deve all’epoca del regno dell’imperatore romano d’oriente Giustiniano, chiamato l’architetto dei castelli, tra il 527 e il 565 d.C.. In quest’epoca, il castello subì un rilevante rifacimento delle torri, che erano sostenute da strutture di base, costituite da gallerie, che collegavano le torri, a volta e ad arco tali torri e le mura fortificate vennero ulteriormente ampliate sia ad ovest, che a sud e ad est, delimitando la collina. Nel VI secolo subì rifacimenti con 36 nuove torri di difesa, che chiudevano a cerchio l’edificio con la misura di circa un chilometro e mezzo (1200 m.) di circonferenza. L’intero edificio prese così una forma circolare irregolare. Lo scrittore Evliya Çelebi nel suo diario di viaggio rilevò 527 torrioni. Si stima che in origine fossero 565, situati sulle mura esterne della fortezza, ma non sono sopravvissute fino ai giorni nostri. C’era pure un fossato intorno al castello e il passaggio al castello veniva garantito da un ponte. Nei secoli successivi al periodo bizantino, in particolare con il dominio dei Mamelucchi, dei Dulqadiridi e degli Ottomani, l’edificio di difesa militare venne ristrutturato saltuariamente, in base a imminenti necessità e tutte le volte furono collocate delle iscrizioni per informare i posteri sulle riparazioni effettuate. Nel corso delle sanguinose Crociate, Antep verrà amministrata nel 1098 da cavalieri occidentali per poi finire sotto l’influenza del principato di Antiochia.

Castello di Gaziantep, i mille rifacimenti nelle varie epoche storiche

Intorno all’anno 1230 i crociati cristiani presero il castello per controllare i commerci che si attuavano lungo il fiume Oronte. Durante la dominazione araba, il castello subì dei rifacimenti nuovamente nel Quattrocento con il sultano egiziano Qaytbay, preservando la sicurezza della città sottostante. Dall’iscrizione posta sul cancello principale si apprendeva però che, durante l’impero ottomano nel ‘500, le torri su entrambi i lati del cancello principale e il ponte del castello furono ancora una volta rimaneggiati da Suleyman I il Magnifico. I Turchi ne fecero un’opera d’arte militare unica: irrobustirono le mura, integrarono la cinta interna, ne cambiarono esteticamente e sostanzialmente l’architettura. Poco prima della metà del 1900, 1940, il castello fu adibito a museo storico, raccogliendo una vasta collezione di reperti artistici e architettonici, mostrando ai turisti preziosi e rari mosaici e pavimenti unici in ceramica, oltre che monili d’epoca neolitica, ittita e romana.