Se ne parlava già dallo scorso marzo, ma nella prossima primavera sarà ufficiale: come confermato da La Repubblica, anche a Milano arriva il registro per il riconoscimento dell’identità alias e il genere di elezione, più comunemente noto come registro alias.
Già presente in maniera analoga in altri contesti come quello scolastico e universitario, tale strumento viene incontro alle persone transgender che non hanno ancora completato la rettifica dei propri documenti, e sono così costrette a mantenere il proprio nome anagrafico e il genere d’origine fino alla conclusione della procedura giudiziale e di rettifica anagrafica.
Procedure che spesso richiedono tempistiche parecchio lunghe: per la loro conclusione sono necessari anche alcuni anni. Per questo il nuovo registro alias di Milano potrebbe diventare piuttosto gettonato: secondo le stime de La Repubblica ad iscriversi subito potrebbero essere pronte circa mille persone.
Registro alias a Milano, l’iniziativa della consigliera comunale Monica Romano
L’assunzione del registro alias a Milano è stata confermato da Monica Romano, consigliera comunale Pd e prima donna transgender eletta nel capoluogo meneghino. Un’idea che risale allo scorso anno, quando la consigliera aveva depositato una mozione su questo tema a Palazzo Marino ed era stata appoggiata da undici consiglieri di maggioranza. Insieme alla consigliera delegata alle Pari Opportunità del Comune Elena Lattuada, Monica Romano si è rivolta così direttamente al sindaco Beppe Sala, per ottenere il suo nulla osta, come rivelato dalla stessa consigliera ai microfoni de La Repubblica.
L’orizzonte temporale a cui guardiamo per l’introduzione è la primavera/estate di quest’anno. Non possiamo più aspettare. Sono soprattutto i giovani a trovarsi in questa situazione e a soffrire di più per tutte le criticità e gli imbarazzi che la discrepanza con il nome anagrafico comporta.
Gli iscritti al registro potranno avvalersi di una nuova identità di genere in vari ambiti della vita quotidiana, dalle tessere delle biblioteche rionali agli abbonamenti Atm, fino ai badge per i dipendenti comunali. Sono 149 le persone in lista d’attesa da più di un anno all’Ospedale Niguarda, unica struttura pubblica con un Centro per la Disforia di Genere. Nei centri privati, invece, sono un centinaio le persone che ogni anno vengono prese in carico, ma le domande sono superiori.