Depositate questa mattina alle 10 presso il tribunale di Cassino (Frosinone) le motivazioni della sentenza del processo per l’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce trovata morta il 3 giugno 2001. Lo scorso 15 luglio 2022 i due giudici della Corte d’Assise e la giuria popolare hanno assolto tutti i cinque imputati: la famiglia del maresciallo Mottola e i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.

Oltre 200 le pagine acquisite dagli avvocati nel pomeriggio, dopo il protocollo di registrazione. Il tempo di deposito era di 90 giorni dalla sentenza, scaduti i quali, a metà ottobre 2022, il giudice chiamato a redigere le motivazioni ha chiesto una proroga di altri 90 giorni, ma da metà gennaio sono scaduti anche questi. Oggi, dopo una lunga attesa, ecco il momento clou.

Gli esiti dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio, la commissione in concorso da parte degli imputati della condotta omicida contestata

Passaggio saliente delle motivazioni

Omicidio Mollicone, si attende l’appello

Solo qualche giorno fa la cugina di Serena Mollicone aveva dichiarato di “attendere con la stessa pazienza con cui attendiamo verità e giustizia da 22 anni a questa parte“. E quel momento è arrivato, se non altro per sbloccare l’iter processuale sull’omicidio Mollicone, visto che da oggi iniziano a decorrere i 45 giorni per presentare l’appello.

Scorrendo nuovamente le 236 pagine di motivazioni, si legge che “numerosi elementi indiziari, che costituivano dei tasselli fondamentali nell’impianto accusatorio del pm, non sono risultati sorretti da un sufficiente e convincente compendio probatorio”. Sostanzialmente, dunque, l’accusa non è riuscita a presentare prove schiaccianti per dimostrare la colpevolezza degli imputati, a cominciare dai depistaggi compiuti da maresciallo Francesco Mottola, ossia uno dei cinque assolti.

Nella relazione annuale del presidente della corte d’appello di Roma, Giuseppe Meliadò, il delitto di Arce figura in cima agli avvenimenti che hanno comportato un massiccio impiego di risorse togate e non, obbligando a ridimensionare l’intero organico focalizzando alcuni magistrati interamente su quel caso.