Leo Pari Roma Est, così s’intitola il nuovo singolo dell’artista romano amato e stimato dagli addetti ai lavori e dal pubblico di musica indie che lo conosce dai tempi de Il Locale e che ha imparato ad apprezzarlo in tutti questi anni di forti evoluzioni artistiche. Il senso di questo nuovo lavoro e le ragioni di tanta malinconia le ha raccontate in diretta a “Bagheera”, condotta tutti i giorni dal lunedì al venerdì in pieno drive-time dal cantautore Bussoletti e il sabato nell’edizione serale dalle 20 alle 22 per il “Bagheera Saturday Night Show”. Ecco i passaggi più importanti della loro chiacchierata.
Leo Pari Roma Est,
“Ho scelto questo preciso quartiere di Roma perché, nell’immaginario collettivo, ha qualcosa di decadente… un po’ come vedo io il tempo che passa. C’è un grosso centro commerciale là e ci sarà pure una ragione se uno come George Romero ha deciso di ambientare in un luogo simile la sua trilogia sugli zombie. Non voglio darne una connotazione negativa né offendere nessuno… ho scelto quel posto per i sentimenti che suscita in me.”
Leo Pari Roma Est, il senso del singolo
“Il brano parla di presa di coscienza del tempo che passa, della vecchiaia che sopraggiunge, di malattie crudeli come l’Alzheimer che cancellano la memoria, la storia e gli affetti di una persona, della fatica della quotidianità” Ma non solo; ”della sua ipocrisia nel mascherarci dietro sorrisi che illudono di tenere lontani angosce personali e curiosità altrui, dei problemi che ci rendono tutti simili, delle illusioni di una vita migliore magari con un intervento salvifico; le astronavi che dovrebbero salvarci sono soltanto le luci di Roma Est, uno squallido centro commerciale ma anche una zona di Roma, sempre più deturpata; della difficoltà dei rapporti interpersonali ed affettivi cui faticosamente, crescendo, si cerca di dare un senso e una direzione, dell’ insonnia e delle difficoltà esistenziali che ognuno di noi ha. Credo che non ci sia nulla di più “Pop” della realtà.”
Sulla collaborazione con Simone Cristicchi
“Alcuni ancora si stupiscono che sono tra gli autori di “Vorrei cantare come Biagio” di Cristicchi? Non ne capisco il motivo. Guardo a quella canzone con grande tenerezza, è stato un momento divertente con un amico ed ha anche funzionato bene in radio. Come tutte le persone, sono fatto di momenti intimisti e riflessivi ma anche di voglia di leggerezza. Come hanno mostrato nel film “Don’t look up”, l’importante è non abusare di questo lato. Con Simone ci siamo divertiti a lavorare anche a “La prima volta che sono morto” con cui partecipò ad un’edizione del Festival di Sanremo.”
I crediti
“Per creare questa canzone, che è un po’ un antipasto del prossimo album, mi sono fatto affiancare da Alessandro Donadei,che con me ne ha curato la produzione e, per quanto riguarda i musicisti, ho lavorato solo con artisti che stimo. La batteria è di Franz Aprili, il basso di Matteo Domenichelli, le chitarre di Alessandro Donadei, il piano e i synth me li sono fatti io mentre il missaggio l’ha curato Jesse Germanò al Jedi Sound di Roma. Per il mastering ci ha pensato Matt Colton al Metropolis Studio Londra.”
Sul Circo Massimo con The Giornalisti
“Cosa ricordo? Adrenalina, folla pazzesca e amici che si godono un palco bellissimo.”
Ecco il link del podcast dell’intera intervista di Leo Pari:
https://www.radiocusanocampus.it/it/leo-pari-roma-est
Ecco il video di “Roma Est” di Leo Pari: