L’ex presidente del Pakistan Pervez Musharraf è morto questa mattina a seguito a una lunga malattia in un ospedale di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dopo essersi autoesiliato dal 2016. Aveva 79 anni, la notizia è stata confermata dal consolato pachistano a Dubai.

Nominato capo delle forze armate nel 1998 dall’allora primo Ministro Nawaz Sharif, fu al potere dello Stato asiatico dal 1999 al 2008.

Chi era Pervez Musharraf, l’ex presidente del Pakistan morto oggi

Il Pakistan piange la scomparsa di Pervez Musharraf, ex presidente morto questa mattina a 79 anni. Si è messa subito in moto la macchina di Stato, che nella giornata di domani volerà negli Emirati Arabi con un volo speciale per riportare il corpo dell’ex capo delle forze armate in patria, in vista dei funerali.

Sotto il suo regno, durato un decennio a cavallo del nuovo millennio, il Pakistan ha vissuto un periodo complessivamente florido e caratterizzato da una crescita economica basata sui principi liberali in un Paese tradizionalmente retrogrado. Il suo regime moderno è finito rapidamente sotto la lente di ingrandimento di al Qaeda che, secondo fonti interne, avrebbe minacciato di ucciderlo in tre occasioni.

Tuttavia, il consenso nei suoi confronti scemò progressivamente a causa del massiccio ricorso all’esercito contro gli oppositori politici (a cominciare dalla guerra del Kargil nel 1999) e nell’assidua vicinanza alla posizione degli Stati Uniti contro il terrorismo in Medio Oriente, specialmente dopo l’attentato dell’11 settembre. Nel 2008 un golpe militare guidato dai talebani lo destituì definitivamente dalla carica.

Questa sua ambiguità viene spesso sottolineata in patria, tuttavia in queste ore si cerca di guardare al bicchiere mezzo pieno. Autorizzato a recarsi all’estero per cure mediche, complice una condizione di salute alquanto cagionevole, nonostante fosse ancora sottoposto a processo per tradimento in Pakistan (e per l’omicidio dell’ex primo ministro Bhutto), Musharraf si è recato a Dubai per l’ultima volta nel 2016 dove ha vissuto un esilio forzato fino al suo ultimo respiro.