Si vota, oggi, nella parte greco-cipriota di Cipro, l’unica riconosciuta internazionalmente e membro dell’Unione europea dal 2004, a differenza della regione del nord, controllata dalla Turchia. 560mila circa, sugli 840mila totali dell’isola, i cittadini chiamati alle urne per esprimere la propria preferenza fra tre ex collaboratori del presidente uscente, Nicos Anastasiades, alla guida di un partito di centro-destra e ormai al suo secondo mandato. Tutti hanno basato la propria campagna elettorale sui temi caldi del Paese: inflazione, immigrazione e questione energetica. Nonostante la divisione decennale dell’isola, quello dell’unificazione non sembra invece essere all’ordine del giorno.
Un’isola divisa da decenni
Cipro è una Repubblica presidenziale: il presidente è quindi sia il capo di Stato che il capo del Governo. Lo stesso varrà per il nuovo candidato eletto, ovviamente per quanto riguarda la parte greco-cipriota dell’isola, non quella turco-cipriota, nella parte nord, dove il potere è in mano ai nazionalisti di Ersin Tatar dal 2020. L’isola è infatti divisa da decenni: la Turchia ne ha occupato unilateralmente la parte settentrionale nel lontano 1974, in reazione a un colpo di Stato che aveva tentato di instaurare un governo favorevole alla riunificazione con la Grecia. Le tensioni tra greco-ciprioti e turco-ciprioti, scaturite dalla difficoltà di condividere il potere esecutivo, erano, del resto, già presenti da anni e i secondi si erano ritirati dal governo nel 1967 formando un’amministrazione autonoma. Dopo l’occupazione, nel 1975 fu annunciata la nascita di uno Stato federale turco, con la propria Costituzione, che nel 1983 si è poi dichiarato indipendente. Non è riconosciuto internazionalmente, se non da Ankara, che mantiene tuttora relazioni complicate con Atene, soprattutto dopo l’ingresso della parte greco-cipriota nell’Ue, dal 2004.
Elezioni Cipro 2023: chi sono i tre candidati in corsa per diventare presidenti
Sono tre i principali candidati in lizza per la presidenza: Averof Neophytou, 61 anni, leader del partito di centro-destra del presidente uscente, Andreas Mavroyiannis, 66 anni, esponente della sinistra e principale negoziatore di Anastasiades nei colloqui di pace con i separatisti turco-ciprioti e Nikos Christodoulides, 49 anni, ex portavoce del governo e ministro degli Esteri, candidato come indipendente. Il primo punta sulla continuità rispetto al precedente mandato e il suo motto è stato, non a caso, “non è tempo di esperimenti o errori”; Mavroyiannis è invece il candidato della sinistra e mira quindi ad un “cambiamento progressivo”, mentre Christodoulides, il più giovane fra i tre, si è presentato come “il presidente per tutti i ciprioti a prescindere dall’ideologia” ed è dato attualmente come favorito. Nonostante ciò, secondo i sondaggi, nessuno dei candidati dovrebbe riuscire a raggiungere più della metà dei voti, la soglia necessaria per una vittoria assoluta, e quindi, con tutta probabilità, si andrà verso un ballottaggio, la prossima settimana. Lo riporta la stampa locale.
I temi più discussi in campagna elettorale: inflazione, immigrazione e questione energetica
A differenza di quanto si potrebbe pensare, la questione della riunificazione di Cipro non è stata tra i temi caldi della campagna elettorale, definita da molti “priva di forti emozioni”, essendo tutti i candidati molto vicini al presidente uscente. Tra le maggiori preoccupazioni, al momento, ci sono l’inflazione, l’immigrazione e la questione energetica. L’economia cipriota è stata infatti duramente colpita dalla guerra in Ucraina, risentendo della mancanza di finanziamenti e turismo da parte della Russia, situazione che ha portato l’inflazione a livelli altissimi. Preoccupa poi il tasso di immigrazione: Cipro è ai primi posti in Europa in quanto a richieste di asilo, in proporzione alla popolazione residente. E, per ultimo, c’è la delicata questione energetica, legata allo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale offshore ambìti a livello internazionale.