Matteo Renzi ha perso la causa contro Marco Travaglio per il celebre rotolo di carta igienica con sopra la sua faccia comparso alle spalle del direttore del Fatto Quotidiano durante un collegamento con la trasmissione di La7 Tagadà nel 2019. L’ex premier aveva chiesto ben 500mila euro per i danni “morali, esistenziali, patrimoniali e non patrimoniali” causati da quel gadget e da una cartolina in cui il volto dell’ex premier era accompagnato da un segnale di pericolo e da feci. Tuttavia, secondo il tribunale di Firenze, quel rotolo di carta igienica non ha prodotto alcun danno morale o di immagine a Renzi perché, si legge nella sentenza, “un personaggio politico in uno Stato democratico deve tollerare immagini satiriche della sua persona e del suo volto, anche impresse su gadget come quello di causa, perché solamente in un regime totalitario è vietato criticare o ridicolizzare un personaggio politico”. Il giudice ha inoltre stabilito anche che Renzi dovrà risarcire il direttore del giornale con una somma pari a 42mila euro, oltre ad altri 30.641 tra spese legali, oneri accessori e Iva.

Causa Renzi-Travaglio. L’ex premier dovrà risarcire il giornalista che durante una diretta aveva esposto un rotolo di carta igienica con sopra la sua foto

La vicenda è stata ricostruita dalla giudice Susanna Zanda dando atto del fatto che il rotolo di carta igienica e la cartolina non erano quasi nemmeno visibili durante il collegamento di Travaglio. Prova ne è il fatto che nelle ore subito dopo la trasmissione nessuno aveva parlato in Rete o sui social di quel rotolo di carta igienica. Solo il giorno successivo, grazie alle segnalazioni del quotidiano Open, erano iniziati a circolare alcuni fotogrammi ingranditi in cui si riconosceva il volto di Renzi. Del resto lo stesso Travaglio durante il collegamento non aveva detto nulla di diffamatorio. Quindi non si potrebbe neppure affermare che il giornalista abbia volontariamente posizionato quegli oggetti apposta dietro di sé per realizzare “una tecnica comunicativa ad hoc, finalizzata ad inviare messaggi mediatici particolari”, come avevano sostenuto i legali del senatore toscano. Quei gadget, infatti, sono venduti su Ebay e Amazon anche con i volti di altri politici, ritratti “scherzosamente”. Oggetti non accostabili al concetto di diffamazione quanto piuttosto a quello di satira. “Le vendite di questi prodotti sono lecite per cui è verosimile che trattasi di regalo o gadget recapitato a Travaglio e da lui riposto tra i vari regali nella sua libreria della stanza personale, ha detto la giudice che ha poi ricordato quanto ribadito anche dalla Corte di giustizia europea secondo cui “la satira è espressione di libertà democratica e un uomo politico deve sempre tollerarla indipendentemente dal contesto di critica politica, mettendo in conto di essere sottoposto a caricature, accostamenti ridicolizzanti anche privi di significati politici ben precisi”. Quale che sia l’ex premier dovrà ora pagare quasi 72mila euro in tutto tra spese legali, Iva, oneri accessori e condanna per abuso del processo. Che, nel linguaggio giuridico, è quello che accade quando “le facoltà lecite consentite dall’ordinamento vengono utilizzate per scopi ingiusti”. La relazione tra i due, del resto, è quanto mai burrascosa. E da anni. Già la scorsa estate il Tribunale di Firenze, aveva rigettato la richiesta da parte di Matteo Renzi di un risarcimento sempre da 500 mila euro al direttore del Fatto Quotidiano. Tutto era nato da una puntata di Otto e Mezzo, programma de La7 condotto da Lilli Gruber, del 20 febbraio 2020. Quel giorno, in un titolo del Fatto, Renzi veniva definito un “mitomane”. Così la sera, la conduttrice ha chiesto chiarimenti a Travaglio che aveva risposto: “La sua è una forma di mitomania molesta che, probabilmente, risale a fattori pre-politici che andrebbero studiati da specialisti clinici. Probabilmente vuole farci pagare colpe ataviche, non so se lo prendevano in giro da bambino, non so se vuole farci pagare il fatto che gli italiani non lo hanno capito e lo hanno bocciato più volte, che il mondo non comprende il suo genio”. Renzi ha così intentato una causa per diffamazione a novembre 2021 che però, anche in quel caso, si è conclusa a favore del giornalista.