Caso Cospito testimonianza Stefano Sindona. Di questi giorni il dibattito che mette sul tavolo del confronto nazionale le varie posizioni riguardante il famoso 41-bis! Tutto parte da Alfredo Cospito famoso leader anarchico al quale è stato disposto il provvedimento di applicazione del 41 bis dopo che i suoi reati erano stati riconsiderati da strage comune a strage politica.
In segno di protesta contro l’ergastolo ostativo e il regime di 41 bis, il 20 ottobre 2022 Alfredo Cospito intraprende lo sciopero della fame. Avverso l’applicazione del regime detentivo del 41 bis il legale di Alfredo Cospito presenta reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma, il quale però lo rigetta nel mese di dicembre. Contro questo provvedimento la difesa presenta ricorso alla Corte di Cassazione, che fissa l’udienza in data 20 aprile2023.
Oggi dunque riguardo questo argomento si sentono e si registrano notizie di minacce e scontri, lamentele su quanto sia pesante il carcere duro. A questo proposito ci sono politici che si preoccupano delle condizioni di salute che sarebbero peggiorate del Cospito per via dello sciopero della fame che ha intrapreso egli stesso per protestare, altri che invece non vogliono assolutamente che il provvedimento del carcere ostativo diventi oggetto di trattazione con chi lo subisce.
A fronte delle tante polemiche, ma soprattutto a fronte delle manifestazioni dei gruppi anarchici a sostegno di Cospito, la premier Meloni, da alcuni giorni lancia continuamente appelli sul grado di attenzione da mantenere rivolti a tutti, colleghi, forza dell’ordine, addetti ai lavori perché la tensione man mano che passano le ore sta salendo.
Su questi temi dice “dobbiamo essere uniti“ e ci deve essere “responsabilità da parte di tutti“
Caso Cospito testimonianza Stefano Sindona
Riguardo la vicenda che sta ruotando attorno all’anarchico Cospito e che sta mettendo in moto movimenti di dimostrazione di gruppi anarchici e che vede posizioni politiche di diverse vedute, riprendiamo un caso che nel 2003 coinvolse un carabiniere della stazione di Roma di viale Libia compagnia Parioli, Sefano Sindona, una delle tante vittime del terrorismo eversivo, oggi, presidente di una società di basket che conta oltre 150 iscritti tra i 5 ai 18 anni a San Filippo del Mela e che fu insignito della medaglia d’oro al valor civile per mano del presidente Mattarella
Venti anni fa era un giovanissimo comandante della stazione carabinieri Roma viale Libia quando rimase vittima di un attentato da parte degli anarchici e in quel periodo gli anarchici colpivano senza sosta. Il 4 novembre ricevette un pacco anonimo nella sua stazione e quando lo aprì ed esplose una bomba che fece saltare tutto in aria.
Alcuni mesi dopo furono individuati i colpevoli, personaggi appartenenti a un gruppo di anarchici. Tra i 5, solo uno di questi però venne processato e in quell’ occasione Stefano Sindona ebbe modo di vivere una delle delusioni più grandi della sua vita come racconta:
“Ogni volta che c’era un udienza presso il tribunale, mi presentavo da solo con il mio avvocato, a differenza degli imputati che si presentavano oltre che con gli avvocati con una scia di persone non meno di 50. Questo per dire che la loro forza è il gruppo non si muovono mai da soli”.
Il racconto dell’ex carabiniere è tutto nelle dichiarazione rilasciate a Libero. Anche lui basa la sua convinzione secondo la quale lo Stato deve essere fermo sulle proprie posizioni e non cedere sul tema tanto dibattuto del 41 bis: “rimasi ferito per colpa degli anarchici. Lo stato non deve cedere ai ricatti di chi non vuole il 41 bis.”…” Il 41 bis è una legge dello stato. Io da uomo di stato ritengo la legge sacra, al di sopra di tutto. Non può diventare oggetto negoziabile …”
Parla così, delle conseguenze che riportò in seguito a quell’esplosione: “entrambe le mani mi si sono completamente aperte. Ho subito l’amputazione di due dita della mano destra e anche l’altra nonostante gli interventi chirurgici non è più completamente efficiente”… e poi continua
Non si capacita ancora di quello che gli è accaduto, nonostante siano passati molti anni. Alla luce di certe prese di posizioni a livello politico, il suo rammarico è evidente quando dice:
“Mi tolsero due dita e c’è chi li difende“….” Il diritto alla salute è indicato nella costituzione e nessuno lo mette in dubbio. Vorrei rivolgermi a quei rappresentanti politici che corrono al capezzale di Cospito e ricordare loro che forse sarebbe il caso che pensassero a tutte quelle persone che non fanno scioperi della fame per ricatto“.