Proseguono le indagini degli inquirenti per cercare di fare luce sull’omicidio di Fabrizio Vallo, il 48enne pregiudicato ucciso a colpi di pistola davanti al portone di casa, a Ostia, nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 febbraio. Secondo le prime ricostruzioni, potrebbero essere coinvolte nel delitto almeno due persone. Il movente andrebbe invece ricercato in un regolamento di conti tra bande rivali nel mondo del narcotraffico o in una motivazione di tipo passionale: un sospettato sarebbe già stato rintracciato dalle autorità. Facciamo il punto sulle indagini.

Omicidio Vallo Ostia: cosa ne sappiamo finora

Ha le sembianze di una vera e propria esecuzione, quella che nella notte tra giovedì e venerdì scorsi ha portato alla morte di Fabrizio Vallo, il 48enne ucciso da cinque colpi di arma da fuoco davanti al portone di casa, al civico 26 di via del Sommergibile, a Ostia; la stessa zona dove, nel 2011, furono uccisi Giovanni Galleoni, “Baficchio” e Francesco Antonini, “Sorcanera”, a pochi metri dalla Femus, la palestra degli Spada chiusa nel 2018. Un’area tristemente nota alle cronache e alle forze dell’ordine per la malavita.

Proprio il luogo, insieme alle modalità e all’efferatezza, lascerebbe pochi dubbi agli inquirenti sulla matrice legata alla criminalità: probabilmente, un regolamento di conti tra bande rivali nel mondo del narcotraffico. Del resto Vallo, classe 1975, ex sorvegliato speciale con alle spalle furti e rapine ai danni dei commercianti di Ostia, minacce e tentativi di evasione dagli arresti domiciliari a cui era ristretto, era già noto alle forze dell’ordine. Secondo le prime ricostruzioni, sembra che l’uomo sia stato ucciso sull’androne di casa: uno dei sicari (sarebbero almeno due, secondo i carabinieri del nucleo investigativo di Ostia), avrebbe citofonato a Vallo, chiedendogli di scendere.

Sul pianerottolo, l’uomo sarebbe stato raggiunto da una raffica di proiettili, almeno cinque: prima al torace, poi alla schiena, quando la vittima ha tentato di scappare. Dopo averlo lasciato a terra, nel sangue, i sicari sarebbero fuggiti in direzione Fiumicino. Lì i carabinieri avrebbero ritrovato un’auto con all’interno esplosivo, bombe artigianali e cinque pistole, di cui una con la matricola abrasa, tutte probabilmente rubate. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’autovettura apparterebbe a un siciliano con precedenti per tentato omicidio e associazione mafiosa. E sembra che avesse avuto una discussione con Vallo solo pochi giorni prima del delitto.

Il sospettato – a cui per ora si contestano il porto abusivo e la detenzione illegale di armi -, classe 1968, originario di Gela, è già stato sottoposto al test Stub, per verificare se sulle sue mani ci siano tracce di polvere da sparo: se così fosse, l’uomo avrebbe maneggiato un’arma da fuoco di recente. Resta ignoto, invece, il movente: non si esclude un delitto di tipo passionale, né la pista della droga. Sembra infatti che l’omicidio sia avvenuto dopo una serie di agguati e incendi verificatisi negli scorsi mesi fra i gruppi criminali che gravitano intorno a Nuova Ostia e le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, si stanno concentrando in queste ore anche sui clan che spadroneggiano nella zona.

L’ipotesi è che il delitto possa essere collegato alla faida scoppiata a maggio e di cui l’ultimo episodio si era verificato a dicembre, durante il ponte dell’Immacolata, in via Costanzo Casana 305. Il faro sembrerebbe essere puntato, in particolare, sulle famiglie dei Triassi e Cuntrera-Caruana, originarie di Agrigento e trapiantate sul litorale romano sin dagli anni Ottanta. Nuovi dettagli potrebbero emergere dall’analisi dei filmati delle videocamere di sorveglianza dell’area, da cui si spera di riuscire ad individuare gli autori del raid, così come dal cellulare della vittima: chi indaga cerca di ricostruire i contatti di Vallo nelle ore precedenti alla morte.