Direttiva Case green, ultime novità: aumentano classe energetica da raggiungere, incentivi, sconti ed esenzioni per le abitazioni che non avranno obblighi di ristrutturazione. Ultimi ritocchi alla direttiva Case green, la nuova legge alla quale dovranno adeguarsi gli Stati membri, tra i quali l’Italia, per i lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare. In vista del voto del 9 febbraio 2023 in Commissione Itre, prima della plenaria di marzo, i partiti di maggioranza del Parlamento europeo stanno convergendo verso soluzioni di compromesso che, da un lato, aumenterebbero gli standard da raggiungere nei prossimi anni in tema di efficientamento energetico e di abbattimento delle emissioni rispetto al progetto di qualche giorno fa, dall’altro offrirebbero la possibilità di nuovi incentivi e finanziamenti, accanto a un allargamento degli edifici esenti dalla normativa. Sulle classi energetiche da raggiungere, rispetto all’originaria proposta della Commissione europea, la direttiva dovrebbe prevede il passaggio dalla “F” alla “E” entro il 2030, e dalla “E” alla “D” entro il 2033. Il gruppo di partiti che sta raggiungendo il compromesso è composto dai Popolari (Ppe), dai Socialisti (S&D), dai Liberali (Renew), dai Verdi e Sinistra.

Direttiva Case green, ultime novità: aumentano classe energetica ed esenzioni

Tra le ultime novità sulla direttiva Case green figurano le esenzioni per gli immobili, come già anticipato nelle precedenti versioni del provvedimento europeo. Ciascun Paese membro potrà prendere una decisione sulle tipologie di immobili che verrebbero sottratte agli obiettivi di efficientamento energetico e di riduzione delle emissioni da raggiungere. I Paesi dovrebbero convergere su esenzioni relative agli edifici storici di particolare pregio architettonico, ai luoghi di culto, alle seconde case utilizzate per un periodo breve ogni anno (si ipotizza il limite dei quattro mesi), agli edifici temporanei e agli edifici autonomi con superficie non eccedente i 50 metri quadri. A queste esenzioni standard, a discrezione di ciascun Paese membro dell’Unione europea, dovrebbero aggiungersi anche altre tipologie di abitazioni, come quelle residenziali pubbliche se i lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico dovessero causare un innalzamento del prezzo degli affitti. Infine, in tema di esenzioni, ogni Paese potrà fare richiesta alla Commissione europea per la sottrazione di altre tipologie di edifici per motivazioni particolari – come la fattibilità economica e tecnica – sempre inerenti il patrimonio residenziale. Il limite fissato per questa esenzione dovrebbe essere pari a un quarto di tutto il patrimonio immobiliare residenziale nazionale: per l’Italia, dunque, la richiesta non potrebbe eccedere i 2,6 milioni di immobili.

Nuovi finanziamenti, incentivi e sconti per i lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico

Fin qui i vincoli della direttiva Case green. Che, però, dovrebbe prevede anche un sistema di sconti, di incentivi e di finanziamenti per le famiglie che vogliano mettere al passo dei nuovi standard di efficientamento energetico le proprie abitazioni. Il provvedimento in discussione al Parlamento europeo prevede che gli Stati membri debbano garantire a favore dei cittadino un supporto finanziario per raggiungere i target europei. I nuovi sostegni potrebbero rientrare in un nuovo piano – già ribattezzato come “Energy performance renovation fund” – che dovrà assicurare maggiori finanziamenti e investimenti pubblici e privati per il raggiungimento degli obiettivi della direttiva europea. Da questo punto di vista, sarà la stessa Commissione europea che dovrà proporre iniziative legislative che andranno nella direzione di rafforzare gli incentivi già in essere, e di aggiungerne di nuovi. A tal proposito, si potranno utilizzare anche fondi europei specifici di programmi che prevedano, tra le altre cose, anche il risparmio energetico, l’abbattimento delle emissioni e la cura dell’ambiente. Infine, dovrebbe aumentare il tempo necessario affinché l’Italia recepisca, normativamente, la nuova direttiva europea: inizialmente si era parlato di novembre 2023, adesso si ipotizza un periodo più lungo, di due anni. È sicuramente questo il passaggio fondamentale per il buon esito della direttiva, ovvero del come gli Stati membri dell’Unione europea adotteranno al loro interno la direttiva formulando un Piano di interventi e di ristrutturazioni per arrivare a tagliare gli obiettivi internazionali.