Si spacca a metà il quadro sui principali attori del Qatargate, dopo che il Tribunale di Bruxelles ha ordinato l’immediata scarcerazione di Niccolò Figà-Talamanca, responsabile dell’ong No Peace Without Justice. L’uomo si trovava in carcere da due mesi ed è il secondo protagonista uscito di prigione dopo l’eurodeputato Antonio Panzeri. Rimangono invece dietro le sbarre i due coniugi, ossia Francesco Giorgi ed Eva Kaili.
Figà-Talamanca era finito nel registro degli indagati per aver lucrato lauti profitti alle spalle dell’organizzazione no profit, grazie a un consolidato rapporto con le lobby.
Qatargate, dopo la scarcerazione di Figà-Talamanca quali prospettive?
Niccolò Figà-Talamanca torna dunque in libertà a poco più di una settimana dalla decisione della Camera di Consiglio del Tribunale di Bruxelles di prolungare il periodo di detenzione. Il suo avvocato, così come quello di Giorgi, si era rifiutato di commentare l’accaduto, pur mostrandosi comunque ottimista sul prosieguo dell’indagine: speranza evidentemente ben riposta che ha portato l’annullamento dell’udienza di appello che era prevista la prossima settimana.
Stamattina è stato ascoltato dagli inquirenti della magistratura belga, che hanno convalidato la scarcercazione senza condizioni: l’uomo era stato inizialmente rilasciato sotto sorveglianza elettronica, una decisione poi però annullata dalla Camera di Consiglio che aveva accolto l’appello del procuratore federale belga.
L’associazione “No Peace without Justice” è un’organizzazione no-profit fondata da Emma Bonino e nata da una campagna del 1993 del Partito Radicale Transnazionale. Essa “opera per la tutela e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale e svolge la sua attività nell’ambito dei seguenti principali programmi tematici: il programma di giustizia penale internazionale; il programma su genere e diritti umani, con particolare riferimento alla messa al bando delle mutilazioni genitali femminili; il programma sulla democrazia in Medio Oriente e Nord Africa; la campagna contro la devastazione umana e ambientale in Amazzonia”.
All’indomani dello scoppio dello scandalo di corruzione, Figà Talamanca si autosospese dal ruolo di responsabile della ong, le cui competenze furono poi delegate a membri interni. Anche la stessa Bonino scelse le dimissioni in forma cautelativa.